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Antonella Leardi: “Difficile guardare in faccia De Santis, ma non lo odio”

"Guardare in faccia Daniele De Santis sapendo che lui ha strappato mio figlio dalla vita, dagli amici e dalla mia anima è stata la prova più dura da superare"

Redazione

«Voglio e pretendo giustizia per mio figlio. Lo ripeto dal giorno in cui è stato ferito, quando lui era ancora vivo io già chiedevo giustizia e ho continuato a farlo senza sosta per questi due infiniti anni». E' Antonella Leardi a parlare ai microfoni de "Il Mattino". Da quel giorno la mamma di Ciro Esposito non ha mai smesso di combattere. Non ha mai perso un'udienza del processo che vede imputato Daniele De Santis e oggi sarà ancora in aula, per l'ultima volta, con il marito Giovanni che udienza dopo udienza le è sempre stato accanto. Vi riportiamo uno stralcio dell'intervista rilasciata sul quotidiano di Napoli:

Oggi, finalmente la sentenza. Come affronterà questa giornata?

«Sono psicologicamente stanca. lo sono stata sempre in aula, non ho saltato nemmeno un'udienza. Ma sopportare tutto questo non è stato facile. È stato duro rivivere infinite volte quello che è successo a mio figlio Ciro, tutto quello che ha sofferto e che ha dovuto sopportare. Adesso sono stremata».

É riuscita a guardare in faccia l'uomo che è accusato di aver ucciso Ciro?

«Guardare in faccia Daniele De Santis sapendo che lui ha strappato mio figlio dalla vita, dagli amici e dalla mia anima è stata la prova più dura da superare».

Lo odia?

«Odio è un vocabolo che non capisco. Io conosco solo l'amore altrimenti fin dal primo momento avrei reagito diversamente».

Lei si disse subito convinta che Daniele De Santis non avesse agito da solo. È rimasta della stessa idea?

«Certamente anche perché me lo ha raccontato mio figlio Ciro prima di morire. Quando i ragazzi stavano correndo per difendere i tifosi del bus aggredito dai romanisti, subirono l'assalto delle persone nascoste nello stesso locale dove si trovava anche Daniele De Santis. Dai filmati, d'altra parte, si vedono i petardi che volano. Credo che perché sia fatta pienamente luce e tutti paghino dovremo ancora batterci a lungo. Io e la mia famiglia siamo pronti a farlo»