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Trigoria, De Sanctis: “Il mio è un lavoro totalizzante. in futuro vorrei fare il dirigente”

LaPresse

Parlano i due team manager del club. L'ex portiere: "Siamo quelle figure cuscinetto che stanno in mezzo tra i calciatori e lo staff in generale, e la società e viceversa"

Redazione

Tra i tanti volti impegnati nel ritiro a Trigoria, lavoro fondamentale lo svolgono i due team manager Morgan De Sanctis e Gianluca Gombar. Entrambi hanno parlato al canale tematico del club, le loro parole:

Che tipo di lavoro fate?

De Sanctis: “Siamo quelle figure cuscinetto che stanno in mezzo tra i calciatori e lo staff in generale, e la società e viceversa. Tutto quello che serve alla società passa attraverso noi e controlliamo i micro temi, quando diventano macro temi entrano in scena i dirigenti”.

Gombar: “Poi ci sono altre componenti della società. Tutti i dipartimenti che sono qua a Trigoria e fuori interagiscono con noi. È una fortuna vedere come lavorano tutti gli altri dipartimenti della Roma”.

Durante il giorno che cosa fate?

De Sanctis: “Il nostro ufficio è bello, ho smesso di giocare un anno fa e mi sono trovato ad affrontare un’esperienza totalizzante, in un anno ho avuto a che fare con tutte le persone che lavorano dentro la Roma. Ci confrontiamo con i dirigenti di alto livello e anche con le persone che danno un contributo marginale, dall’ufficio passa tutto. Abbiamo contatti con i media, con Roma Cares e tutto il resto”.

Essere stato calciatore ti ha aiutato?

De Sanctis: “Si, anche perché avevo solo questo. Quando sei calciatore fino a 40 anni è diverso, mi piaceva vivere lo spogliatoio, ma avevo una profonda conoscenza dei calciatori e un senso di responsabilità. Sono complementari alle cose che sa fare Gianluca che è molto più tecnologico di me e più veloce nell’esecuzione dei lavori burocratici. Queste cose si sono sposate perfettamente, chi ci ha scelto l’ha fatto in funzione di queste caratteristiche”.

Il vostro lavoro in questo ritiro non è diverso rispetto tutta la stagione?

Gombar: “Per quanto riguarda il ritiro la maggioranza del lavoro è stata fatta prima, quest’ultimo mese siamo stati qua a Trigoria per sistemare il centro sportivo, le stanze e lo spogliatoio sono al top. Questo per migliorare quello che circonda la squadra, credo che molto lavoro è stato fatto prima, poi iniziato il ritiro comincia il quotidiano”.

De Sanctis: “Io in realtà sono rimasto fregato, pensavo che il team manager andasse in vacanza, Gianluca già lo sapeva e mi ha avvisato. Pensavamo di riuscirci, poi però abbiamo lavorato qua a Trigoria, poi Monchi ha ben pensato di arricchire la squadra con 10 acquisti, quindi eravamo o a Trigoria, o a Villa Stuart o a Fiumicino”.

Di Francesco ha iniziato facendo il team manager. Tu che vuoi fare da grande?

De Sanctis: “L’ha fatto un anno perché ha capito che fosse una cosa tosta. Poi l’allenatore è uno dei ruoli più difficili. Io faccio sempre una battuta, dicendo che nel calcio ci sono 4 ruoli più ingrati degli altri, il portiere, il team manager, poi l’arbitro e l’allenatore. Arbitro non sarà mai, non ho le idee chiare sulla voglia di fare il mister, mi piacerebbe fare il dirigente. Per me è stato importante capire cosa volesse dire avere a che fare con la vita reale delle persone, spesso il calciatore è considerato superficiale. A un certo tipo di livello ha un privilegio, è vero. Non contestavo l’idea di avere dei vantaggi, ma da quando ho iniziato a fare la persona normale ti rendi conto che è tosta. Io oggi sono soddisfatto di capire e di vivere la vita come le persone normali, non va trascurato e di questo ringrazio la Roma. A me piace il calcio, mi piace l’idea di poterci restare. I giocatori quando smettono spesso sono scatole, a seconda della carriera che hai fatto. Quando finisci la scatola si svuota del talento e bisogna riempirla, molti non capiscono che servono sacrifici per farlo e spesso su di essa cade la polvere. Riempiendola di concretezza puoi ricrearla, è un processo lungo che sono contento di aver iniziato”.

Come riesci a ottenere il rispetto dei giocatori tuoi coetanei?

Gombar: “Alcuni di loro sono anche più grandi, è stato diverso rispetto quello che facevo dal settore giovanile dove ero più grande. In prima squadre le dinamiche sono diverse, come ti rapporti con tutti. L’unico modo per ottenere il loro rispetto è tramite il lavoro, dimostrando che sei all’altezza di svolgere quel compito. Poi la società ha scelto di affiancarmi a Morgan e mi aiuta molto, è stato un calciatore di livello. Qualsiasi cosa posso girarmi verso di lui per avere supporto”.

Per gli Usa come siamo messi? Il lavoro sarà diverso?

Gombar: “È complicata, ci sono dinamiche dietro che non si vedono ma che vanno fatte insieme al nostro travel manager, fa un lavoro incredibile, che riguarda hotel, voli, trasporti nella città, riunioni per le partite e gli accrediti. In questo momento stiamo lavorando con la costa ovest degli Usa che sono 9 ore indietro, ci troviamo spesso a lavorare anche di notte. Penso che sia come ogni anno un’esperienza bellissima, giocheremo 3 partite di altissimo livello con grandi squadre”.