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Stadio Roma, Della Seta: “Non è un ecomostro. Tribune ippodromo? Si vuole tutelare un rudere”

Parla l'architetto fondatore di Green Italia: "La Soprintendenza è intervenuta tardivamente. Questa struttura non tornerà mai ad ospitare gare di trotto. Qui si costruirà il terzo parco verde della capitale..."

Redazione

Roberto Della Seta, architetto, ex presidente di Legambiente e fondatore di Green Italia, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai cronisti presenti durante la visita dell’area di Tor di Valle. Queste le sue parole:

"La bellezza in architettura è importante. Questo stadio non è un ecomostro perché è un progetto che prevede, tra le altre cose, di realizzare qui quello che diventerebbe il secondo o il terzo parco verde di Roma, il parco fluviale progettato dall’architetto Andreas Kipar. Non è un ecomostro perché per la prima volta un intervento di queste dimensioni non avverrebbe slabbrando ulteriormente Roma fuori dal Raccordo Anulare, ma sarebbe un progetto di rigenerazione di un pezzo di città che già esiste. Non è un ecomostro perché in base al progetto nascerebbero certificati Leed, ovvero il marchio che in tutto il mondo consente di riconoscere ed identificare gli edifici, gli interventi anche di grandi dimensioni, realizzati secondo criteri di eccellenza ecologica per quanto riguarda il risparmio energetico, la produzione di energie rinnovabili, l’uso dei materiali, il collegamento con il trasporto pubblico. Per fare solo un esempio, lo stadio sarebbe, insieme a quello appena inaugurato a Bilbao, il primo stadio europeo certificato Leed, e sarebbe uno stadio con una copertura non di cemento armato come questa, ma di pannelli fotovoltaici proprio per produrre energia pulita".

Il vincolo della Soprintendenza?

Io credo che la Soprintendenza sia intervenuta tardivamente. Poteva farlo prima, poteva farlo quando questo bene ha compiuto 50 anni, perché la legge prevede che dopo i 50 anni lo Stato possa decidere di tutelare beni che ritiene preziosi e meritevoli di tutela. Credo che questa richiesta sia discutibile anche nel merito perché questo ex ippodromo può piacere oppure no, ma certamente il suo valore architettonico è essenzialmente tutto nella sua funzione, cioè nella funzione dell’ippodromo. Questa struttura non tornerà mai ad ospitare gare di trotto, anche se lo stadio qui non si facesse. Le tribune sono inagibili, la copertura di cemento armato a una verifica risulterebbe pericolante, nelle scuderie è stato utilizzato amianto per le coperture. Si sta chiedendo di tutelare un rudere che non è il Colosseo, ma è un oggetto realizzato 57 anni fa, inaugurato nell’anno in cui sono nato. Io sono vecchio ma non sono proprio archeologia, così come questo non è archeologia. È un oggetto disegnato e progettato da un architetto che non era un grande nome dell’architettura contemporanea, era un buon architetto che lavorava a Roma in quegli anni. Sia metodologicamente che nella sostanza, credo che questa richiesta sia molto discutibile.

Secondo lei perché è arrivata adesso?

Non faccio un processo alle intenzioni, bisognerebbe chiedere alla Soprintendenza.

Ieri Grillo ha parlato nuovamente di rischio idrogeologico. Vuole smentire questa cosa?

Lui ha detto che c’è un problema idrogeologico ed è vero. Come dicevo, il problema riguarda in particolare una zona al di là della via Ostiense, nel cuore del quartiere di Decima. Nella delibera con cui l’Assemblea capitolina ha dato il via libera a questo progetto c’è scritto, tra le altre cose, che tra le opere pubbliche che i privati dovranno realizzare c’è la messa in sicurezza del quartiere di Decima rispetto al rischio esondazione del Fosso di Vallerano. Semmai questo intervento ridurrà il livello di rischio idrogeologico in quest’area.

La settimana scorsa c’è stata una manifestazione di Legambiente all’ingresso dell’ippodromo. Lei è un ex presidente dell’associazione. Come mai questa diversa visione?

Io rimango un iscritto di Legambiente, rimane la mia associazione. In questo caso la pensiamo diversamente. Perché loro la pensano così? Dovete chiederlo a loro.

Il vincolo sul non poter superare l’altezza delle tribune?

Forse questa è la parte più surreale di quella richiesta. Si sta dicendo che non si possono costruire edifici troppo alti perché per chi sta qui viene rovinato lo skyline. Questo è un ippodromo che non riaprirà mai, per cui chi sta qui non esiste. Si sta parlando di un’ipotesi del quarto o del quinto tipo. Io davvero quel passaggio letteralmente non l’ho capito.

Quindi non è legato soltanto ad un discorso di sicurezza.

No, lì è un problema posto dalla Soprintendenza per quanto riguarda il punto di vista verso gli eventuali grattacieli, è un problema di natura estetica, architettonica, di paesaggio. Ma ripeto, qui non ci sarà mai più pubblico a vedersi le gare di trotto. Quindi non si capisce chi avrebbe la vista rovinata dalla presenza di eventuali edifici troppo alti.

Comunque il progetto, con tutte le misurazioni del caso, era già disponibile per un eventuale rilievo della Soprintendenza.

Penso proprio di sì. Da quando? Non lo so perché non mi sono occupato di questa parte, ma da molti mesi.