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Spalletti: “Sento il gruppo unito e vicino. Roma non è l’ideale per far crescere i giovani”

Il tecnico giallorosso: "Se riusciamo a essere uniti e coinvolti in quello che ricerchiamo, possiamo far diventare Natale tutti i giorni. Dipende da quella che è la nostra volontà di stare insieme e di lavorare e di pensare per un unico obiettivo"

Redazione

Il tecnico della Roma Luciano Spalletti è intervenuto questa mattina sulle frequenze dell'emittente ufficiale giallorossa.

Un allenatore deve saper capire la psicologia del giocatore?

Io sento il gruppo vicino, è un gruppo che abbiamo scelto e ci fidiamo. Tutti i nostri calciatori hanno un valore importante e di conseguenza si va per quella strada li non è che si modifichi in base a quello che può essere un errore, come è capitato a Peres ma poi ha dato un contributo eccezionale. Nel fare le cose può succedere. A Emerson gli è stato detto che puzzava un po’ quindi doveva profumare, è un ragazzo che ha qualità, ve ne accorgerete. Ha un piede quando tira importante, quando riuscirà a essere riconosciuto di aver fatto esperienze in cui si sente libero di esprimere le sue qualità noterete come diventa.

Emerson è giovane ma è stato spesso distrutto...

La Roma non è la squadra ideale per far crescere ai giovani e permettergli di fare delle esperienze e di sbagliare. Quello si può fare a Udine, Empoli... Lì diventa più facile arrivare all'obiettivo e a far esprimere la qualità ai calciatori.

Fazio? Mette tranquillità...

Ha qualità, ha personalità, ne avevo parlato anche quando ero in Russia. Si è trasferito anche in Spagna e non giocava, il suo valore era chiaro per tutti e ieri sera ci ha dato una mano importante. Ha fatto vedere la pesantezza del ruolo del centrale difensivo, è stato anche un regista. Se si fa giocare mediano è fortissimo, copre campo, arriva al limite dell'area. Con questa potenza fisica non gli si dà l'idea di essere presente da tutte le parti come un centrocampista ma invece ci arriva. E si sa disimpegnare anche girato di spalle.

Che Natale è? 

E' un bel Natale perché ieri abbiamo visto lo stadio festante, la squadra ha giocato una buona partita e abbiamo lavorato in maniera corretta. Un po' il succo del discorso del post Torino, che non bisognava buttare via tutto. Ci sono anche gli altri risultati, ma oggi è tutto l'opposto di quello che poteva sembrare sette giorni fa e in questo calcio qui succede spesso.

Partita matura ieri?

È stato un passo avanti sotto l'aspetto della maturità, della personalità e della maturazione. La partita della Juve si poteva sbagliare, quella invece con Empoli e Cagliari dovevamo portarle a casa e non ci siamo riusciti. Quelle dove c'è effettivamente la pesantezza ci sta di perdere qualche punto, nelle altre ci vuole personalità per prendere i tre punti e dire "Questa la vinco e basta".

Bilancio dell'anno solare?

I complimenti vanno fatto ai giocatori che hanno lavorato in maniera seria, loro portano a casa il risultato e si fanno il culetto per venire a lavorare tutti i giorni. Fanno i discorsi giusti negli spogliatoi, a quelli più farfalloni glielo si dice, però sono un gruppo importante, potete stare tranquilli.

E' stato un anno che si aspettava?

Ci si è messo un pochettino a carburare, ora siamo molto più forti dell'inizio. Abbiamo avuto un po' di sfortuna con gli infortuni che non hanno determinato la quadratura e in questo siamo stati altrettanto bravi perché si sono dati da fare e si sono messi a disposizione e hanno sposato ciò che gli veniva detto. Di conseguenza abbiamo perso un po' di tempo ad essere squadra mentre ora si possono fare buone cose.

C’è una cosa che ci può permettere di salire un gradino in più?

È quello che si è sempre detto, la sintesi si può fare prendendo in esempio El Shaarawy. Ieri sera l’ho visto entrare su palloni e portare via situazioni che in base alle sue caratteristiche altre volte non aveva direzionato. Se i calciatori che hanno qualità riescono a mettere anche la cattiveria e determinazione si può fare di più. Edin se avesse messo più determinazione avrebbe potuto fare due gol e forse anche tre. A volte è sfortunato, altre volte non li cerca, non riconosce l'episodio che determinante. Dzeko non riesce a determinarsi qualcosa di più. Dà il massimo in tutte le cose nella sua concezione e nella sua ricerca, e invece dovrebbe essere che c’è quella cosa che ti dà l'impossibile, il segreto del risultato, e quella situazione spesso non riesce a determinarla.

Cosa si senti di augurare alla squadra e ai tifosi?

Non condizioniamo la squadra e il lavoro in funzione della famiglia, è l'opposto. Le mogli non si annoiano. Gli auguri sono sempre gli stessi, possiamo mettere che se riusciamo a essere uniti e coinvolti in quello che ricerchiamo possiamo far diventare Natale tutti i giorni. Dipende da quella che è la nostra volontà di stare insieme e di lavorare e di pensare per un unico obiettivo come succede nelle feste di Natale. Se il supporto dello stadio, di quello spicchio di ieri è presente può essere che partite come ieri vengano fuori sempre.

Cosa non può mancare a tavola a natale a casa sua?

Noi siamo quel tipo di famiglie in cui un po’ di maiale ci vuole sempre.