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Spalletti, come cambia il vento: dall’appello per le barriere all’attacco ai tifosi della Roma

L'ex allenatore giallorosso ha spesso difeso il popolo romanista durante la sua battaglia: "È una seconda pelle che fa più rumore dello stadio". Oggi la frecciata: "Sono tornati in massa perché la squadra va bene"

Francesco Iucca

"L'anno scorso a Roma ho avuto dei problemi con i tifosi, la non partecipazione emotiva della gente allo stadio è la cosa più brutta. Ora sono tornati in massa perché la squadra va bene". Questo è l'ultimo 'smacco' di Luciano Spalletti all'ambiente giallorosso. Il tecnico toscano continua a non risparmiare frecciate alla sua ex squadra, tornando a pungere anche i tifosi romanisti che il 28 maggio lo hanno salutato tra i fischi. "Non li meritavo, mi hanno fatto pagare il conto", aveva detto Spalletti nella conferenza d'addio. Un rapporto logoro ormai da tempo, anche e soprattutto per la questione Totti. Durante la sua seconda avventura a Trigoria però, l'allenatore di Certaldo ha spesso difeso e elogiato i suoi tifosi, vittime delle barriere all'interno delle curve e di un atteggiamento eccessivamente sospettoso e pregiudizievole da parte della autorità.

"VIA LE BARRIERE, RIDATEMI I TIFOSI" - Un tema per cui lo stesso Spalletti è sceso in campo muovendosi con il ministro dello Sport Luca Lotti. "L'unico acquisto che vorrei fare è il nostro pubblico, togliessero le barriere e facessero tornare il nostro pubblico allo stadio. La passione dei romanisti è l'unica cosa che non si può sostituire", aveva detto a gennaio 2017 prima della trasferta col Genoa. Evidentemente Spalletti non ha più memoria di questa passione, imprescindibile anche durante la settimana, trasformatasi a distanza di un anno in una "non partecipazione emotiva". L'ex Zenit aveva poi rincarato la dose a febbraio: "Allo stadio devono venire le famiglie, vediamo l'entusiasmo dei bambini a Trigoria. Quelli che fanno casino però devono stare a casa". Uno Spalletti che quindi ammirava la battaglia e la tenacia del popolo giallorosso contro l'ostracismo di alcune istituzioni. Ora, pochi mesi dopo, Spalletti ha probabilmente già riposto nell'armadio i ricordi di questa lotta e di questa decisione dura e soprattutto sofferta, che aveva portato i romanisti a non occupare il loro settore, la loro casa. Una scelta d'amore. Tutto mentre la squadra continuava comunque a raccogliere risultati dopo la batosta col Porto. "Ora la Roma va bene e i tifosi sono tornati in massa", ha detto oggi nella conferenza pre Inter-Udinese il tecnico certaldese.

OLTRE IL RISULTATO - A ottobre 2016 invece, prima della trasferta di Empoli, se l'era presa ancora una volta con le istituzioni: "Date fiducia ai nostri tifosi, la sapranno sfruttare. I nostri tifosi hanno sentimenti forti e ce li trasmettono, fateci stare vicino i nostri tifosi". Una preghiera, quella dell'allora tecnico giallorosso. Il 4 dicembre di un anno fa invece, alla vigilia del derby, raccontava emozioni che andavano al di là della presenza all'Olimpico del pubblico di fede romanista: "Noi tutti che lavoriamo qui viviamo nella completa romanità dal lunedì, sia che vengano sia che non vengano allo stadio. Si percepisce che la romanità è uno stile di vita, ce lo sentiamo addosso per tutta la settimana, quindi non abbiamo bisogno di conferme e spinte superiori. Questa seconda pelle la percepisci anche a distanza, fa lo stesso rumore che essere allo stadio". Parole che disegnano un qualcosa di molto distante dalla "non partecipazione emotiva dei tifosi" a cui allude invece quest'oggi Spalletti. Un sentimento che trascende i risultati sul campo.

LO STILE ROMA - Dunque, quest'oggi Luciano Spalletti ha dimostrato forse di avere la memoria un po' corta. Si è forse dimenticato degli appelli, delle dichiarazioni d'amore alla Roma, ai romanisti e alla romanità? Si è forse dimenticato delle difficoltà e della sofferenza che ha portato però i tifosi giallorossi a restare coerenti a una scelta, quella di una battaglia che è senza dubbio costata fatica? Perché stare lontani dal proprio amore denota coraggio e maturità. Una unione e un amore che i giallorossi hanno dimostrato tante volte, ritrovandosi a tifare a Testaccio durante le partite. Dunque le parole di uno Spalletti romanista a tempo sono da interpretare come bugie, contraddizioni, di circostanza? Di certo c'è che ora il popolo giallorosso continua ad essere un corpo unico, che sia fuori o dentro uno stadio. Una "seconda pelle" che si percepisce ogni giorno, uno "stile" che si respira dappertutto. Anche a Milano.