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Ruediger: “Spalletti mi ha aiutato. Totti un esempio. Manolas il primo a chiamare dopo l’infortunio”

Il difensore tedesco parla del cambio in panchina avvenuto lo scorso febbraio: "Giocare senza aver fatto il ritiro non è facile e per questo accuso molta stanchezza"

Redazione

Sulle pagine del sito ufficiale asroma.com, i protagonisti del club giallorosso stanno ripercorrendo alcune tappe fondamentali del 2016. Uno di questi è il difensore Antonio Ruediger. Queste le sue dichiarazioni:

Sull'esonero di Garcia.

"Ero abituato ai cambi di allenatore visto che nella mia ex squadra, lo Stoccarda, ho cambiato qualcosa come sei allenatori in quattro o cinque anni. Quindi ero abituato ad affrontare il cambiamento. Quando sono arrivato alla Roma l’allenatore era Garcia, una persona molto alla mano e un ottimo professionista".

Sull'arrivo di Spalletti.

“Quando era certo che sarebbe arrivato, ho chiesto ad altri giocatori cosa pensassero di Spalletti e ho fatto alcune domande all’interno della mia agenzia e mi hanno detto tutti che Spalletti era un personaggio unico. E a ragione – è sempre in piedi per novanta minuti e urla, urla, urla! Grazie a lui sono migliorato molto in fase difensiva e in fase di costruzione quindi, per quanto mi riguarda, mi ha aiutato davvero molto. Con Spalletti sono migliorato molto, anche se non mi piace fare paragoni tra gli allenatori. Ogni allenatore ha i suoi pregi e i suoi difetti e quello che posso dire di Luciano e Rudi è che sono due allenatori molto noti e apprezzati in tutta Europa”.

Sull'impatto di Totti nelle gare in cui è entrato a partita in corso.

“Penso che l’impatto di Totti nella scorsa stagione sia stato fenomenale. Francesco è un esempio e un idolo per tutti noi. Mi ricordo la partita contro l’Atalanta, in cui eravamo sotto 3-2. È entrato e ha segnato il gol del pareggio. In quel momento eravamo davvero tutti felici per lui. Quella partita pazza contro il Torino quando è entrato e ha segnato due gol nelle due occasioni che ha avuto…è stato incredibile, davvero incredibile. La sua esperienza gli consente di capire esattamente cosa fare in questi momenti importanti. La scorsa stagione, quando abbiamo sfiorato il secondo posto, Totti si è rivelato fondamentale. Ma i complimenti vanno fatti a tutta la squadra perché, davvero, ce l’abbiamo quasi fatta, ma il contributo di Totti ci ha consentito di preparare al meglio la gara con il Napoli, in cui abbiamo vinto. Quello che posso dirgli è Rispetto. Rispetto la sua carriera e per me è un onore poter giocare assieme a un giocatore come lui".

Sull'infortunio.

“La mia prima stagione non mi ha soddisfatto pienamente, ma ritengo che sia dipeso dal fatto che non ero al cento per cento, anche se non cerco alcuna attenuante da questo punto di vista. Alla fine della scorsa stagione ero in forma e stavo giocando bene, ma poi purtroppo è arrivato l'infortunio. Fin da subito i miei compagni hanno iniziato a chiamarmi. Kostas Manolas è stato il primo ed è stata davvero una sorpresa. Mi hanno augurato il meglio e poi è stato subito chiaro per me che dovevamo guardare avanti e bisognava operarsi il prima possibile. Ho parlato con il chirurgo, il dottor Mariani, che mi ha spiegato cosa avrebbe fatto. Mi fidavo di lui principalmente perché ne avevo parlato con Strootman, che me lo aveva descritto come ottimo chirurgo. Il ginocchio di Kevin non era stato un cliente facile, ma alla fine è tornato a giocare. Ha lavorato sodo, ha sofferto molto, ma è di nuovo in campo. A quel punto ho deciso di fare l’operazione con lui piuttosto che andare in un’altra direzione, per non rischiare che qualcosa andasse storto e che mi ritrovassi a dovere stare sei o sette mesi fuori invece di quattro. Sarebbe stato troppo difficile: quattro mesi fuori è accettabile, ma di più è dura. 

Questo è il mio approccio al lavoro e alla vita. Vado sempre diritto al punto. Cerco sempre di non sviare. Se devi fare qualcosa bisogna dare il 100%. Questo è l'unico atteggiamento possibile. Mi era stato spiegato che sarei potuto rientrare in quattro mesi lavorando duramente ed è quello che ho fatto. Adesso vengo elogiato per questo, si dice che il lavoro duro paga sempre ed è vero. Ci sono stati momenti, specialmente nei primi due mesi davvero difficili per me. Ero sempre in palestra, mentre i compagni erano sul campo. Non era facile. Non ho potuto lavorare in ritiro ed è per questo che accuso una certa stanchezza, considerando che ho giocato tutte le partite dal mio rientro. Non è facile, ma io voglio giocare. Il mio ginocchio va bene e mi sento bene. Naturalmente ho alcuni fastidi muscolari, ma credo sia normale quando resti quattro mesi fuori e poi giochi regolarmente.