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Julio Sergio a FR: “Roma, Alisson crescerà ancora. Di Francesco la chiave per il successo”

L'eroe dei quattro derby: “Questa squadra merita di vincere un trofeo. Il mister è una persona eccezionale: al Lecce mi ha mandato in panchina”

Jacopo Aliprandi

Una maglia grigia della Roma incorniciata e appesa al muro della sua casa a Ribeirão Preto, in una stanza che racchiude tutti  i ricordi della sua esperienza in giallorosso. I guantoni che ha indossato nel derby in cui ha parato il rigore a Floccari, una foto del suo slancio per deviare sopra la traversa il tiro di Mauri, le medaglie delle vittorie in coppa Italia e nella Supercoppa vinta. Le lacrime di Brescia no, quelle non possono essere conservate, ma sono rimaste indelebili nei ricordi di chi le ha viste scendere. A distanza di sei anni dalla sua esperienza in giallorosso, i tifosi della Roma non hanno dimenticato Julio Sergio Bertagnoli, trentanove anni compiuti tre giorni fa. “È stato un compleanno speciale, forse uno dei più belli - ha ammesso a Forzaroma.info -. L’ho passato con la mia famiglia e i miei amici, ma quello che mi ha davvero stupito è l’affetto ricevuto dai tifosi della Roma, che mai come questa volta mi hanno riempito di messaggi sui social e sul telefono”. Non c’è da stupirsi. Un eroe non si dimentica, specialmente se lo si diventa vincendo quattro derby consecutivamente.

“Il mio primo derby è stato bellissimo, davvero speciale, anche perché ancora i tifosi non mi conoscevano bene. Poi ho fatto quella doppia parata su Mauri ed è cambiato tutto: è stato un momento emozionante, per me, per i tifosi… Del resto era quello che volevo, giocare una partita così importante e vincerla da protagonista. Poi sono arrivati altri tre derby vinti, e un rigore parato a Floccari. Non posso spiegare quello che ho provato e che tuttora provo ripensandoci, posso solo dire che sono ricordi importanti che hanno creato un legame ancora più forte con il club e la città”.

Segue ancora la Roma?

"Sì, ma non da solo. Io e mio figlio Enzo guardiamo le partite, lui è nato a Roma e sente come me un forte legame con la città. Ci è rimasta nel cuore, così come i colori giallorossi. Sono in contatto con alcuni ragazzi che giocavano con me, e con altri che sono adesso nella squadra".

Ce ne dica uno.

"Ho sentito qualche tempo fa Alisson. Un ragazzo eccezionale, era fortissimo anche prima di arrivare alla Roma. Deve ancora crescere tanto ma già adesso ha dimostrato di essere un portiere di altissimo livello. Quest’anno gioca titolare, è arrivato al top prima di essere completo. Può crescere ancora, è un ragazzo che sicuramente tra qualche anno diventerà uno dei portieri più forti del mondo".

Cosa l’ha colpita di più di Alisson?

"La tranquillità quando è in campo: dà sicurezza a tutto il reparto. Non fa poi quelle parate plastiche che servono solo ai fotografi: è un ragazzo semplice e intelligente. Difende la porta del Brasile con umiltà, ha una personalità importante. È completo e forte fisicamente: non riesco a vedere limiti in lui".

Anche Gerson, dopo un anno di panchina, si è sbloccato.

"Non è facile giocare con la Roma, con una tifoseria che a volte ti mette un po’ di soggezione. Per i ragazzi che arrivano dall’estero non è semplice iniziare a giocare con questo tipo di pressione. Gerson, così come è successo per Alisson, aveva solo bisogno di un periodo di adattamento. Si vede che è un ragazzo che ha tanto potenziale. I brasiliani stanno facendo molto bene e stanno dando un grande contributo alla squadra".

Merito di Eusebio Di Francesco?

"Sì, è una persona eccezionale, e in questi anni ha dimostrato di essere un grande allenatore. Non era facile avere un impatto così positivo nella Roma, soprattutto con alcuni giocatori forti che son partiti poco prima che lui arrivasse. Ma lui ha dimostrato di saper gestire la nuova squadra e la pressione che c’è intorno a questo club. Si sta confermando un top manager".

Tra voi nella stagione al Lecce le cose non sono andate molto bene.

"Per colpa mia. Non sono andato a Lecce con la testa giusta, non sono riuscito a dimostrare tutto quello che volevo. Di Francesco ha visto che non ero molto motivato e mi ha messo in panchina. Ha fatto bene. Poi i suoi risultati sono sotto gli occhi di tutti, dagli anni al Sassuolo, fino alla stagione in corso con la Roma. La sua forza è riuscire a gestire bene e con tranquillità tutte le situazioni in campo e nello spogliatoio. E con la Roma è la stessa cosa: ha preso in mano la squadra in maniera impressionante, una qualità che solo i grandi allenatori hanno. È un signore, oltre ad essere un grandissimo tecnico".

Ora dovrà essere altrettanto bravo nel preparare il derby.

"Sarà una partita importante. La Roma gioca bene sia in campionato, sia in Champions League. I tifosi sono euforici, ma anche la Lazio sta facendo bene. Spero che Di Francesco riesca a gestire la pressione che c’è intorno alla stracittadina e che riesca a portare a casa la vittoria".

Lei ha mancato lo scudetto di un soffio, questa Roma può vincerlo?

"Per come gioca a calcio è una squadra da primo posto, ma non dobbiamo mettere pressioni ai giocatori e a Di Francesco. Lasciamoli lavorare in maniera tranquilla, soprattutto lasciandoli divertire in campo come stanno facendo ora. Solitamente la Roma ha qualche problema dopo la sosta invernale: a febbraio sapremo dove può arrivare. Se riuscisse a mantenere questo livello di gioco e di prestazione, allora sì, potremmo dire che i giallorossi lotteranno per lo scudetto fino alla fine".

Si è ritirato tre anni fa, qual è il futuro di Julio Sergio Bertagnoli?

"Sto studiando per diventare allenatore. Ho seguito e lavorato con alcune squadre del campionato brasiliano per imparare questo nuovo mestiere".

Ha in programma un viaggio a Roma?

"Sì, credo ad inizio anno. Voglio venire all’Olimpico per vedere l’ottavo di finale di Champions League. Perché per me è fatta, la Roma ha dimostrato di poter passare il girone e così farà. Poi vedremo nella fase finale quale squadra incontrerà. Ma se gioca come ha fatto fino a ora nulla è impossibile, la potremmo vedere anche in finale".