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Emerson Palmieri re di fascia: è lui il miglior terzino sinistro dell’era americana

Sufficienza piena e crescita esponenziale, il brasiliano supera Digne (5,98) e Dodò (5,91) nella media voto de "La Gazzetta dello Sport" nei sei anni di terzini made in Usa

Mirko Porcari

Sei anni per il futuro. Almeno sulla fascia. Emerson Palmieri è il re dei terzini sinistri nell'era americana, una crescita esponenziale certificata da una media voto di tutto rispetto nelle pagelle de "La Gazzetta dello Sport" in queste 29 giornate di campionato.

Sufficienza piena (6,05) nelle 18 gare disputate in questa Serie A: da oggetto misterioso a titolare inamovibile, una scommessa vinta da Spalletti (e da Sabatini) che è riuscita a stupire anche nelle apparizioni europee. Un vero affare (tra prestito e riscatto al Santos sono stati versati 2 milioni di euro) per il presente e per il futuro, capace di calamitare le attenzioni di club come Chelsea, Atletico Madrid e Borussia Dortmund ma parte integrante di un progetto tattico che lo vedrà protagonista anche la prossima stagione.

Il brasiliano, alla 29esima di campionato, ha superato le prestazioni di Lucas Digne (media voto 5,98), transitato a Trigoria lo scorso anno prima di trasferirsi dal Psg al Barcellona: il francese aveva fatto dimenticare anni di tentativi falliti nella ricerca di un interprete mancino di qualità, cominciati con Luis Enrique e terminati con Rudi Garcia.

Josè Angel è stato il primo, un esperimento in funzione del progetto giovani che non ha trovato risposte concrete sul campo: media di 5,57 e un addio senza troppi rimpianti. L'usato sicuro di Federico Balzaretti è naufragato nella tempesta di una stagione tormentata: da Zeman ad Andreazzoli il campionato è scivolato via tra mille polemiche, il terzino ha concluso l'anno con una media voto del 5,64.

Ispirandosi a Roberto Carlos, Dodò era sbarcato a Trigoria con l'idea di crescere all'ombra di Balzaretti: tra infortuni e fiducia a intermittenza, il giovane brasiliano è riuscito a racimolare poche presenze, arrivando comunque a una media voto discreta (5,91) nella prima stagione di Rudi Garcia.

Il “colpaccio” Ashley Cole è rimasto un affare solo sulla carta. Arrivato a parametro zero dall'Arsenal, ha subito palesato grossi limiti dal punto di vista tattico e fisico: 11 presenze nella stagione 2014/15 e 5,59 di media voto, un fallimento totale solo parzialmente tamponato dall'acquisto in extremis di Holebas (18 presenze e una media voto del 5,72).