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Capello: “Faticoso lavorare a Roma, dopo lo scudetto continuavano a festeggiare”

"Totti è Roma, è un fuoriclasse che avrebbe potuto giocare in tutte le squadre del mondo. Scelta coraggiosa quella di restare, secondo me avrebbe vinto piu' titoli andando via"

Redazione

Fabio Capello, allenatore di fama mondiale ed ex calciatore, racconta ai microfoni di Fox Sports la sua galleria di ricordi - denominata "Collezione Capello" - nelle grandi stagioni vincenti con Milan, Roma, Juventus e Real Madrid. Stasera il tecnico friulano si sofferma sugli anni giallorossi e sullo storico scudetto. Queste le sue parole:

L'arrivo a Roma?

"Con Sensi ci incontrammo nel suo ufficio, in cui mi fece vedere i programmi e la formazione che aveva. Guardai la formazione e feci notare al presidente che la squadra era molto forte. Giocatori più forti erano in squadre importanti. Ero convinto di poter fare bene con la squadra. Così cominciò la mia avventura alla Roma. Con me lavorarono Lucchesi e Baldini oltre al Presidente Sensi. La prima volta che visitai Trigoria il presidente mi accompagnò a visitare l’ala nuova che avevano costruito. Lui mi disse che quella parte sarebbe stata destinata alla Primavera mentre io gli dissi che sarebbe stata per la Prima squadra. Nella parte vecchia di Trigoria le camere erano sopra agli spogliatoi: i giocatori facevano fatica a fare 100 metri. Poi cominciai a fare anche altre cose: a Trigoria c’era confusione per i parcheggi. Dissi di numerarli per risolvere la situazione".

Cosa pensi del primo anno sulla panchina giallorossa?

"La cosa principale era ridare fiducia alla squadra, facemmo un buon campionato il primo anno. L'anno dopo capì che per vincere lo scudetto bisognava comprare un bomber, perchè giocavamo bene ma ci mancava l'uomo che concludesse tutto il nostro lavoro. Ed acquistammo Batistuta, un sacrificio economico non indifferente. Però era l'uomo che poteva garantirci 20-25 gol e quindi con quel giocatore non avrei avuto più scuse. Di lui ricordo il gol al Verona: calciò una punizione da 25 metri in cui il pallone non si è mai abbassato. Era come un missile. Ho ancora nella testa questo gol"

Lo scudetto del 2001...

"Nel 2000-2001 Batistuta e' stato fondamentale per vincere il campionato. Ogni tanto Delvecchio, Batistuta, Montella e Totti mi facevano arrabbiare perche' non rientravano mai e quindi chi sostituivo? Montella. Emerson mi guardava e mi chiedeva sostegno per il centrocampo. Toglievo uno e capitava sempre a Montella. Vincenzo era grandissimo giocatore d'area di rigore, Totti era il giocatore che poteva inventarsi una palla vincente, un passaggio, un calcio di punizione e mi sarei tolto una possibilita' in piu' di vincere la partita. Ecco perche' toglievo lui. Niente simpatie e antipatie. Perche' un allenatore non puo' averle ma cerca sempre di mettere in campo la squadra migliore".

Come giocava quella Roma?

"Delvecchio faceva le due fasi, Cafu faceva sempre l’ala destra. Il centrocampo era in mano a Totti, poi c’erano Zanetti ed Emerson erano giocatori di qualità e di quantità. Candela era bravo a inserirsi: tecnicamente era uno dei più bravi giocatori che abbia incontrato. Qui mancavano Zebina o Aldair. A volte potevo giocare con tre difensori centrali. In porta c’era Antonioli che fece un ottimo campionato. Cominciammo il campionato. La chiave della stagione fu la partita contro il Milan a Milano. Entrai negli spogliatoi e dissi ai ragazzi di aver capito che avremmo vinto lo scudetto perché davanti a quel Milan la reazione era stata grande. I giocatori fecero di tutto per soddisfarmi e il pubblico ci seguì".

La partita chiave?

"La partita chiave di quel campionato fu Juventus-Roma: perdevamo 0-2 ed entrarono Montella e Nakata. Feci uscire Totti e fortunatamente la mia intuizione ebbe fortuna perché entrambi segnarono e pareggiammo"

Cosa è successo dopo la vittoria dello scudetto?

"Dopo la vittoria dello Scudetto continuarono a far festa per 6 mesi. Dissi ai giocatori che avevamo vinto un campionato e non avevamo fatto altro che il nostro dovere. Dicevo loro che si doveva andare avanti, che dovevamo lavorare di piu' ma era molto, molto difficile perche' questa festa continuava e influenzava i giocatori con le radio romane che continuavano ad elogiarci. E' stata un'avventura molto faticosa quella con la Roma ma anche gratificante e entusiasmante perche' si fa fatica a lavorare a Roma, si fa fatica a cambiare certe abitudini.In quel periodo ci fu una sconfitta in Coppa Italia e subito dopo una grande contestazione. 3000 tifosi ci vennero a contestare e il presidente decise di farli entrare. I tifosi devono essere rispettati ma le contestazioni devono essere civili.".

Come mai l'addio alla Roma?

"Quando uno resta 4-5 anni a Roma alla fine e' esausto e a me successe questo. Dopo 5 anni meravigliosi nella citta' piu' bella del mondo capii che non potevo dare niente alla squadra e la squadra mi dava poco".

Sull'ultima partita contro il Parma?

"Se ripenso a quell’ultima partita mi ricordo che fu un momento difficile. Verso la fine ci fu l’invasione di campo. Entrai in campo e cominciai a urlare contro tutti perché avevo paura che qualche tifoso potesse dare un cazzotto o una spinta a un giocatore del Parma. Si sarebbe potuto rovinare tutto".

La festa per lo scudetto?

"Mi successe una cosa che nella mia vita non mi era mai capitata: quando si vince si fa baldoria tutta la notte perché si vince ogni tanto, non tutti gli anni. Quella sera ognuno andò con le proprie compagnie. Io chiesi alla moglie del presidente di fare una festa. Lei mi disse che avremmo fatto la festa il mercoledì perché bisognava invitare i politici. Questo è l’unico rammarico che mi è rimasto di quella gioia".

Francesco Totti?

"Totti e' Roma. Totti e' un giocatore che ha dato tanto, ricevuto tanto, un fuoriclasse che avrebbe potuto giocare in tutte le squadre del mondo. Scelta coraggiosa quella di restare a Roma e secondo me avrebbe vinto piu' titoli andando via. E' una scelta di vita come quella di Riva che scelse di restare a Cagliari. Questi sono i giocatori che la gente vuole veder giocare e che io ho avuto la fortuna di apprezzare dal vivo tutti i giorni per 5 anni".

Cosa pensi delle condizioni dello stadio Olimpico di oggi rispetto a quello ai suoi anni?

"Adesso mi fa tristezza vedere lo stadio mezzo vuoto. Si parla di uno stadio troppo grande per tenere i tifosi di adesso. Ai miei tifosi era quasi insufficiente".