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Burdisso: “Totti è come il Papa. Lamela? Nei prossimi anni diventerà uno dei migliori giocatori argentini in circolazione”

In una lunghissima intervista rilasciata al numero di febbraio della rivista argentina “El Grafico”, Nicolas Burdisso ha fatto un resoconto della sua carriera parlando di passato, presente e futuro.

Redazione

In una lunghissima intervista rilasciata al numero di febbraio della rivista argentina “El Grafico”, Nicolas Burdisso ha fatto un resoconto della sua carriera parlando di passato, presente e futuro.

Quante lesioni gravi ho avuto prima di questa?È la mia prima rottura. Ho ricevuto subito molte chiamate e messaggi, sia da giocatori che hanno sofferto infortuni, sia da allenatori come Mourinho, Villas-Boas, Bianchi e Antonio Conte, anche se non lo conosco.

Totti e le sue parole per me?Totti a Roma è un mito, è come il Papa, la gente è devota a lui. In questi anni al suo fianco ho conosciuto la persona Totti, un leader in grado di esprimere sempre parole di elogio per i suoi compagni.

Sull’infortunio subito contro la Colombia:Ricordo bene il momento dell’infortunio e soprattutto il forte dolore che ho subito avvertito. Mi hanno dovuto dare un calmante negli spogliatoi per controllare. Sapevo che era un infortunio grave, il ginocchio si è letteralmente girato. Mi sono rotto il legamento crociato posteriore, i due menischi, il legamento collaterale interno ed ho rimediato una frattura al piatto tibiale. Un ‘combo’ completo. Come mi hanno detto i miei compagni Heinze e Samuel, in momenti del genere all’inizio di chiamano e ti salutano tutti, poi ti operi e le tre settimane seguenti non ti puoi muovere e non puoi fare niente, questo è il momento peggiore in assoluto. Fino al 20 gennaio non potevo appoggiare il piede sinistra in terra, adesso invece riesco a piegare il ginocchio, ed il 20 spero di tornare a camminare e recuperare autonomia. Spero di poter fare tutta la preparazione con la squadra”.

Su Roberto Mancini:“Con Mancini ho avuto diversi scontri, ci siamo presi varie volte, è uno duro anche a parole, lo ricordo dal primo giorno che è arrivato all’Inter. In Argentina questo non succede, in Italia invece queste cose passano. A volte diceva ai giocatori cose impensabili per me, mi ha dato la colpa per un pareggio rimediato una volta in campionato negli ultimi finali, dove io sono stato espulso, e mi ha detto che con lui non avrei più giocato. Una volta io e Cambiasso abbiamo chiesto di andare ad uno stage con la nazionale di Pekerman a Madrid. Cambiasso non sapeva più cosa fare, se restare, se andarsene, se parlare o se stare zitto. Alla fine abbiamo ottenuto il permesso. Certamente a Mancini riconosco il fatto di non portare rancore contro nessuno. Anche a Tevez è stato tirato più di un salvagente dopo le cose che ha fatto, sino ad oggi ha detto: ’se chiede scusa, va tutto bene’. Altri tecnici magari non lo avrebbero permesso”.

Il miglior allenatore avuto?“Bianchi, per molti motivi. Principalmente l’aspetto psicologico: ti motivava, si rapportava con te e ti diceva sempre cosa fare in ogni momento, ti faceva sentire parte di un gruppo. Sapeva entrare nella testa dei giocatori e quello che ho visto in Bianchi non l’ho visto più in nessun altro”.

Su José Mourinho:“Per me è il tecnico più preparato e più completo nel calcio moderno: sa motivare i giocatori, mantiene autorità ed ha un carisma unico. Il suo profilo mediatico è unicamente per proteggere la squadra. Sia l’Inter che il Real sono formazioni aggressive, tutti i giocatori della sua squadra sono sempre carichi al cento per cento. Ho un rapporto un po’ caldo con Mourinho, se me ne sono andato dall’Inter è stato comunque per una decisione mia”.

Sulla famosa rissa di Valencia:“Nella gara d’andata mi ero preso con Joaquín e nel ritorno abbiamo discusso per tutta la partita, quando poi è finita mi hanno caricato. Ho discusso in maniera accesa con Marchena e mi ha tirato un colpo, poi lo ho colpito io e da lì è andata degenerando, con Navarro che mi ha rotto il naso. Gli hanno dato sette mesi di squalifica ed a me sei gare fuori dalla Champions”.

Sul rapporto col fratello, col quale ha giocato brevemente assieme a Roma:“Io e mio fratello ci siamo incontrati nuovamente qui a Roma, mi è piaciuto allenarmi con lui e giocare assieme a lui. Per lui certamente non è facile crescere nell’ombra mia, avendo giocato e vinto col Boca. Guillermo era arrivato in prestito per un anno ed è stato un anno difficile per il club: non c’era presidente, la società era in vendita, tutto il contrario di ora. Ora sta dimostrando il suo valore”.

Sul suo rapporto con Lionel Messi:“In alcune amichevoli ed allenamenti mi è capitato di marcarlo. Nell’uno contro uno e immarcabile, per la sua rapidità con il pallone e per come gestisce la palla. Ha un’esplosività pazzesca, unica”.

Sui difensori con cui avrebbe avuto piacere di giocare:“Mi sarebbe piaciuto poter giocare più con Samuel, per l’amicizia che ci lega e per il punto di riferimento che è sempre stato. Con Schiavi mi sono trovato bene. I migliori al mondo ora sono Thiago Silva del Milan e Kompany”.

Sul momento più bello della sua carriera:“Quando abbiamo vinto col River al Monumental la Libertadores del 2004?.

Il momento più brutto:“Quando siamo usciti contro la Germania in Sud Africa, è stato un colpo durissimo, pensavamo di poter arrivare fino in fondo. Inoltre, per me, come difensore, è stata una vera umiliazione. Ricordo però anche l’amarezza del ko in Copa América”.

Sui migliori cinque al mondo:“Messi, Ronaldo, Iniesta, Xavi e Agüero”.

Su Eric Lamela:“Mi ha sorpreso, prima di tutto come persona, perché è un ragazzo che ha voglia di imparare. Ascolta ed osserva, con pazienza, è uno tranquillo. Come giocatore invece lo vedo come uno dei migliori per l’Argentina dei prossimi anni. Gli scontri nello spogliatoio con Osvaldo? Queste cose in Italia sono normali ed escono sempre fuori, in Argentina non se ne parla”.

ECCO L'INTERVISTA INTEGRALE DAL SITO "ELGRAFICO.COM.AR"