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Fedele all’importanza del risultato più che privilegiare lo spettacolo, la Roma trova preziosi tre punti nella trasferta di Torino. E a decidere è ancora una volta quel Kolarov che qualche imbecille aveva fischiato per il suo passato laziale. La parte più becera del tifo non riesce a far pace col cervello, ma l’esterno sinistro della Roma si cura poco dei fischi e risolve alla sua maniera, con una soluzione balistica inesorabile, una trasferta complicata come quella dello stadio granata. Di Francesco, anche qui a dispetto dei pregiudizi, dimostra che le sue creature sono in grado di dare spettacolo, ma anche di soffrire e badare al sodo, quando si presenta la necessità. E così la Roma, pur senza esaltare, trova una classifica resa più incoraggiante dalla prospettiva di una partita da recuperare, anche grazie al pareggio di sabato tra Napoli e Inter che ha contribuito ad accorciare la graduatoria, restituendo respiro e speranza alle inseguitrici.
Tutto facile per una Lazio della quale sono tutte ancora da definire le velleità. Gioca, segna e non sembra aver intezione di rallentare: terzo posto al momento meritatissimo per la banda di Inzaghi. Giornata di cartellini rossi pesanti: giusto quello a Bonucci, il cui apporto alla causa milanista risulta sempre più deludente; meno comprensibile quello affibbiato a Mandzukic da un arbitro un po’ troppo permaloso. Forse i nostri fischietti dovrebbero stare più attenti all’incolumità delle gambe dei giocatori che a qualche espressione verbale che tocca il loro senso dell’onore. Ma non bastano a fermare la Juve né la pioggia torrenziale, né l’inferiorità numerica. La tripletta di Khedira conferma che aveva ragione Liedholm, quando sosteneva che in dieci si gioca meglio.
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