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Il Messaggero

Roma, che figura: due regali alla Cremonese ed è fuori dalla Coppa Italia

Redazione

Il primo vero fallimento di una stagione, ormai appesa alla qualificazione Champions (possibile) e all'Europa League

Non funzionano né i bambini, né gli anziani. Stavolta la Roma non la salva nemmeno Dybala. La squadra di Mourinho si smarrisce nell’autostrada che doveva portarla dritta dritta alla finale di Coppa Italia. La Cremonese, dopo aver scherzato con il Napoli al Maradona, fa scivolare all'Olimpico (1-2), anche la squadra di Mou, irriconoscibile in tutte le sue versioni. In vena di regali: due. Che figuraccia. E il primo vero fallimento di una stagione, scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero, ormai appesa alla qualificazione Champions (possibile) e alla Europa League (molto complicata). Questo era un vero obiettivo, alla portata: riportare a casa una Coppa che manca dal 2008. Mourinho cerca il massimo con il minimo sforzo e inizialmente prova a fare a meno di Smalling, Dybala e Abraham, inserendo i bambini Tahirovic e Volpato, dietro Belotti.

La partita di Napoli pesa nelle gambe e le scelte vanno in quella direzione: non gravare sui big, ma queste attenzioni non pagano. Ci voleva una prestazione seria, e non s'è vista. La partita è tosta. La Cremonese si arrocca e riparte, la Roma è lenta nel far girare palla e le occasioni non arrivano. Funziona poco la Roma B, meglio la Cremonese B, con Ballardini che tiene in panchina Okereke e Ciofani e punta su Dessers e Felix. Proprio il centravanti olandese, ex Feyenoord, ricorda Tirana e organizza la vendetta, con la complicità di Kumbulla, che perde un pallone velenoso a centrocampo, lasciandogli cinquanta metri di corsa solitaria verso Rui Patricio, chelo mette a terra in area.

José, nervosissimo, nella ripresa, aggiusta la squadra ed ecco Dybala (per Volpato), Smalling (per Kumbulla), Matic (per Cristante) e Zalewski (per Mancini), rinuncia a un difensore schierando la Roma a quattro. Celik manda alle spalle di Rui Patricio un cross di Pickel, non sono passati nemmeno cinque minuti della ripresa e la squadra di Ballardini è sopra di due gol. Lì si decide tutto, l'umore della Roma va sotto terra. Le reazioni sono di pancia, mai razionali. José toglie l’ultimo bambino, Tahirovic, e inserisce Abraham. Tentativo estremo, con squadra imbottita di attaccanti. Ingolfata, diremmo. I tenori non bastano, sono fuori giri anche loro. Sfiorano il gol Ibanez, di testa, poi Pellegrini in rovesciata, poi ci prova Smalling. Squadra più viva, ma per forza di inerzia. Ci si mette pure un palo di Abraham a dieci dalla fine. Non basta la rete di Belotti a due dalla fine. Troppo tardi. Un colpo al cuore per i sessantamila dell'Olimpico, infreddoliti, rumorosi e delusi.