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Quante volte avete sentito dire che è inevitabile che le squadre impegnate al giovedì in Europa League poi paghino pegno in campionato? È uno dei luoghi comuni più frequentati da addetti ai lavori e giornalisti, una giustificazione sempre pronta per l'uso, ma delle sedici formazioni in campo giovedì scorso in Europa League, scrive Gianfranco Teotino su "Il Messaggero", domenica hanno perso soltanto Roma e Milan. Anzi no, per la precisione è stato sconfitto pure il Tottenham, nel derby con l'Arsenal, altra reduce dalle fatiche di Coppa.
Forse questa è stata una settimana abbastanza eccezionale, è difficile che si ripeta sempre un simile exploit degli stakanovisti del giovedì. A parte le due italiane e la squadra di Mourinho e fermi i campionati in Scozia e Norvegia, dove giocano i Rangers e il Molde, il bilancio delle altre undici europaleghiste è il seguente: dieci vittorie e un pareggio.
Con le maxi rose e i sistemi di preparazione attuali non si può pensare che tre partite alla settimana siano un problema. Semmai il peso dell'Europa sulle prestazioni domestiche può essere più mentale che fisico. Specialmente a livello di Champions e quando le partite diventano decisive, si richiede un livello di concentrazione molto alto. Peraltro, atleticamente, giocare di sabato in campionato e di martedì in Coppa è esattamente lo stesso che giocare di giovedì in Coppa e domenica in campionato. Talvolta capita che chi gioca in Champions paghi qualcosa nel turno precedente all'appuntamento europeo: o perché magari gli allenatori esagerano con le rotazioni per preservare i migliori o perché la testa è già alla sfida internazionale. Più difficilmente dopo. Non è un caso che Juventus, Porto, Siviglia e Borussia Dortmund, impegnate martedì in scontri equilibratissimi in Champions, abbiano tutte vinto nel weekend, mentre nel turno precedente Siviglia e Dortmund erano cadute. L'insostenibilità dell'Europa, Europa League soprattutto, è una scusa insostenibile.
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