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Il clamoroso forfait del guineano, che non si è presentato al raduno del Bologna ma poi è partito per il ritiro, è l'ultimo atto di un divorzio che si sta consumando rapidamente. Come ricorda Stefano Carina su Il Messaggero, tutto è iniziato con le dichiarazioni dell'agente («Il ragazzo vuole andare via»). Poi è arrivata la replica piccata di Donadoni («Gli abbiamo dato la possibilità di diventare un calciatore appetibile, non ha uno stipendio da fame, bisogna esseri onesti») e sabato, l'ad Fenucci, ha inutilmente provato a fare la voce grossa: «È ancora un nostro giocatore. Il prezzo? Lo fissa il Bologna. Abbiamo incontrato la Roma tre volte, è uno dei club interessati ma non ha ancora formalizzato un'offerta concreta».
Inizialmente i rossoblù avevano infatti chiesto Iturbe ma l'ingaggio del sudamericano (e la voglia di giocarsi le sue carte con Spalletti) ha frenato l'operazione sul nascere (se ne potrebbe riparlare a fine mercato, ndc). Poi è stato il turno di Paredes: in questo caso è stata la Roma a dire di no. L'argentino ha un'offerta dello Zenit (15 milioni) e in Italia interessa sia alla Sampdoria che al Milan. Se non resta, la cessione sarà monetizzata. La scorsa settimana, il primo passo di Sabatini: offerti 7 milioni più una percentuale sostanziosa sulla futura cessione del calciatore. Proposta rimandata al mittente. Era solo una questione di tempo. Nei giorni scorsi il nuovo affondo del ds: 12 milioni più il prestito di Sadiq. Il Bologna ne chiede 15 e in queste ore sta provando a tramutare in definitivo il cartellino del nigeriano. L'atto di forza di Diawara cambia però lo scenario. Ora il club di Saputo è messo spalle al muro. E questo non può che favorire la Roma.
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