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«Siamo prigionieri in casa»: la rabbia degli abitanti del Flaminio. Tifosi, strade chiuse, controlli «Ogni match ci fa paura»

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" È così ogni domenica, e il sabato con gli anticipi del campionato e, con la Roma che partecipa alla Champions League, la storia si ripete in mezzo alla settimana"

«Non ne possiamo più, ci hanno ridotto a prigionieri nel nostro stesso quartiere. Abbiamo paura». I residenti del Flaminio scelgono di rintanarsi in casa e aspettare che l’arbitro fischi la fine del match. È così ogni domenica, e il sabato con gli anticipi del campionato e, con la Roma che partecipa alla Champions League, la storia si ripete in mezzo alla settimana. La svolta violenta del calcio – l’ultimo episodio mercoledì scorso, quando prima della partita tra giallorossi e Cska Mosca due tifosi russi sono stati feriti fuori dallo stadio Olimpico - paralizza l’intera zona. «Durante le partite, abbi amo paura a scendere in strada – racconta una signora in via del Pinturicchio, proprio alle spalle dell’Olimpico -. Il quartiere è invaso da squadroni di ultras che seminano terrore, soprattutto quando si gioca il derby o contro il Napoli. Io ho dei bambini e non posso spingermi al di là di ponte Duca d’Aosta, verso lo stadio, con il rischio di essere travolta negli scontri. Dobbiamo stare attenti, dobbiamo stare a casa. Praticamente siamo sotto sequestro».

La voce si ripete, quasi come un’eco: paura, tensione, tafferugli, pericolo. «Sembra di stare in guerra – conferma Silvia, che gestisce il bar di un circolo sportivo a Lungotevere Flaminio -. La tensione cresce, soprattutto nelle partite serali, l’illuminazione pubblica è inesistente e i giardini diventano nascondigli perfetti per armi e bastoni. Qualche tempo fa ho allestito su questi cespugli un ospedale da campo, la gente è spaventata, si sente abbandonata nonostante i controlli della polizia». E, come se non bastasse, da qualche tempo sono arrivati anche gli sciacalli: «Domenica scorsa, intorno a mezzogiorno, mi sono entrati i ladri a casa – racconta una signora, residente in via del Pinturicchio -. In questo ultimo mese stanno ripulendo tutte le case in concomitanza con le partite. Ed è sempre più difficile chiedere aiuto perché i cellulari vanno fuori uso. Siamo isolati».

Poi c’è il problema del traffico, dei parcheggi e delle strade chiuse per gli incontri, che contribuisce a tenere in ostaggio il quartiere. Ma la situazione più grave è al di là del ponte, sotto lo stadio, dove si consuma il contatto ravvicinato tra le tifoserie. A un centinaio di metri c’è via di Prato Falcone, una delle poche strade residenziali del circuito Olimpico, oasi incontaminata nel caos della città. Finché non si gioca: «Qui la vita è diventata impossibile – racconta Valeria –. Siamo in pericolo costante, quando si torna dal lavoro, si va a fare la spesa o si prova a uscire la sera. Allora restiamo in casa. Ma con le finestre chiuse, perché l’odore dei fumogeni è devastante».