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Non sono bastate due ore di discussione accesa in Campidoglio e un taglio “monstre” sulle cubature per oltre il 50% del progetto. Il Movimento 5 stellesi è spaccato sul nuovo stadio della Roma, con tanto di conta interna sommaria, accuse e recriminazioni, come riporta Vendemiale su Il Fatto Quotidiano.
Il vertice si conclude: lo stadio si farà. Ma la maggioranza era entrata ed esce spaccata dalla riunione. “Questa se la votano loro, noi non ci presentiamo”.
Ed è quello che potrebbe accadere: il M5s ha 29 consiglieri, se qualcuno non cambierà idea Virginia Raggi non potrà contare sulla sua maggioranza nel voto decisivo in aula, dove servono 25 sì. Certo, lo stadio non è a rischio: tutti i partiti d’opposizione si sono sempre detti a favore del progetto di Tor di Valle e ora difficilmente potrebbero tirarsi indietro per un mero calcolo politico. Ma per fare lo stadio il Movimento potrebbe essere costretto a chiedere aiuto al Partito Democratico.
Raggi e Grillo proveranno di sicuro a ricucire lo strappo, ma nemmeno la presenza nella Capitale per una settimana del garante è servita a richiamare all’ordine i pentastellati più recalcitranti. Anche perché contro lo stadio potrebbe scendere in campo anche Ferdinando Imposimato: il presidente emerito della Cassazione ha già fornito un parere negativo sul progetto ai consiglieri regionali M5s, nei prossimi giorni potrebbe tornare a parlare. E il suo è un nome che continua a riscuotere grande credito fra base e vertici del Movimento. L’accordo è fatto, la partita non è ancora chiusa. Tra pareri nascosti, imposizioni dall’alto e possibili accordi forzati all’orizzonte, alla fine vola persino qualche insulto. “È diventato questo il Movimento 5 stelle a Roma?”, chiede un consigliere lasciando il Campidoglio, quando nella Capitale è ormai notte fonda e Virginia Raggi nel suo ufficio stringe la mano a Parnasi e Baldissoni.
(Il Fatto Quotidiano - Vendemiale)
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