rassegna stampa

Verdone è pronto «Che noia con Luis. Adesso ci divertiamo»

(Gazzetta dello Sport – F.Conticello) Non si butta via niente: cinema, calcio e rock and roll. Carlo Verdone ha fatto un salto a Taormina per sollevare l’ennesimo premio della carriera,

Redazione

(Gazzetta dello Sport - F.Conticello) Non si butta via niente: cinema, calcio e rock and roll. Carlo Verdone ha fatto un salto a Taormina per sollevare l'ennesimo premio della carriera,

il Nastro d'argento per la migliore commedia dell'anno con Posti in piedi in Paradiso, e non s'è risparmiato in una giornata da camaleonte: battute sul film, imitazioni a sorpresa e pure un riff di chitarra elettrica in una sala stampa sfiancata da Caronte.

Poi col fresco serale, ecco l'unico argomento che mancava: «Io voglio solo divertirmi, come quando andavo all'Olimpico con mio figlio. Questo e nient'altro voglio, è chiaro?».

Che intende, signor Verdone? «Con Zeman la mia Roma non deve vincere lo scudetto. Mi basta che la gente vada allo stadio e torni felice. Senza annoiarsi».

Insomma, con il ritorno del maestro è tutto rosa e fiori? «Lo dicevo due anni fa, quando ancora non aveva fatto l'exploit di Pescara e in tanti se l'erano dimenticato. Noi abbiamo sempre avuto bisogno di Zeman, anche da un punto di vista atletico: il boemo lo puoi odiare, ma tutti corrono con lui. A fine stagione sono a pezzi, ma hanno corso fino all'ultima partita. Non come quest'anno».

Insomma, niente da salvare con Luis Enrique? «Niente: una noia mortale con quel gioco in orizzontale, quei passaggi senza soluzione. Che senso ha fare settanta tocchi in mezzo al campo? Alla fine mi è passata la voglia di andare allo stadio anche per colpa di giocatori senz'anima. Adesso vedremo davvero quanto valgono Lamela, Bojan, Marquinho».

È convinto che così facendo arriveranno pure i risultati che non arrivarono un tempo? «Un tempo Zeman è stato costretto ad andare via per i fatti che conosciamo, ma anche perché dentro alla Roma c'era chi remava contro di lui. E non vi dico chi. Intanto, registriamo la difesa, rendiamola solida. Inutile poi pensare alla vetta, ma alla Champions sì. Ma serve un'anima: una squadra viva, che faccia vibrare».

Cosa le piace di questa Nazionale? E dove vedrà la finale? «Sarò a Milano, ma contro la Spagna possiamo farcela: siamo una squadra geometrica, come un compasso attorno a Pirlo. Cassano e Balotelli sono fenomeni, E poi siamo diventati più cinici. È una squadra che gli italiani possono sono felici di avere».

Come i romani con la nuova Roma, insomma. «Felici perché Zeman è onesto. Profondamente onesto. E questo rimane anche se arriveremo settimi: in quel caso addio, ma rimarrà stima per l'uomo. Che ha un solo difetto: dice quello che pensa. E a volte lo dice… troppo»