rassegna stampa

Un’annata scandita dalle facce di Keita. Delusione Roma

Le facce del maliano – occhi sbarrati e mani in testa – sono ormai diventate un cult. E sono simboliche. Questa sera contro l'Inter dovrebbe tornare titolare

Redazione

Immaginare due persone più diverse di Totò Schillaci e Seydou Keita non dovrebbe essere esercizio difficile. Tanto fumantino uno quanto calmo l’altro, tanto legato alla sua terra l’eroe di Italia 90 quanto cittadino del mondo l’ex Barcellona. C’è però una cosa che accomuna Schillaci e Keita: le loro espressioni. Le facce del maliano – occhi sbarrati e mani in testa – che tanto ricordano quelle di Schillaci sono ormai diventate un cult. E sono simboliche: la Roma che in un girone – dal match di andata con l’Inter – ha vinto solo 5 partite, è cambiata proprio come le facce di Keita. Prima sorpreso per gli errori arbitrali di Juve-Roma, poi stupito al rientro dalla Coppa d’Africa per una squadra lasciata in alto e ritrovata a terra, infine steso dallo stress con la sceneggiata contro l’arbitro la sera di Roma-Sampdoria, la sua ultima gara da titolare in campionato.

BALLOTTAGGIO - Stasera, nello stadio italiano che più si adatta ai giocatori di talento che accarezzano il pallone, Keita dovrebbe tornare dal primo minuto: il ginocchio non sta ancora benissimo, dopo essere entrato contro l’Atalanta era parecchio affaticato, ma per la partita di oggi è in vantaggio su Pjanic, un altro che ultimamente gli ha fatto parecchia compagnia sul lettino del fisioterapista. D’altronde, quando Garcia può non fa mai a meno di lui ed è il primo sponsor per il rinnovo di contratto, ma se ne parlerà a fine stagione. Facile che arrivi in caso di qualificazione alla Champions, ma Keita si è preso ancora un po’ di tempo per pensare, nonostante la Roma già in autunno gli ha fatto sapere di essere pronta a prolungare di altri 12 mesi l’attuale accordo.

PUNTO FERMO - I numeri giustificano la proposta giallorossa: Keita ha giocato 5 partite su 6 in Champions, in Europa League 4 su 4, in Coppa Italia 1 su 2, in Serie A 22 di cui 17 dal primo minuto. Per Garcia è una sicurezza – e non a caso fa parte del consiglio dei saggi dello spogliatoio – e le reazione isterica dopo l’espulsione contro la Samp è stata il simbolo del nervosismo dello spogliatoio romanista.

DA ROCCHI A MIHA - Così come ad ottobre, la faccia stupita di Keita era stata il simbolo romanista di fronte all’arbitraggio di Rocchi, molto contestato. Anche quella era una Roma in crisi di nervi, ma perché si era sentita derubata durante uno scontro diretto. Pensavano, a Trigoria, che le due sfide contro la Juve sarebbero state decisive ai fini dello scudetto, la storia del campionato ha detto tutt’altro e a simboleggiarlo c’è voluta un’altra faccia di Keita, quella della partita contro l’Empoli. Appena rientrato dalla Coppa d’Africa, Garcia lo ha mandato in campo per 90’, come aveva fatto nelle due partite precedenti alla partenza contro Genoa e Milan e come farà nelle cinque successive. Prima di unirsi alla sua nazionale, Keita aveva lasciato una Roma in piena lotta per il titolo, la ritrova in crisi e reduce da tre pareggi di fila. Mani in testa e occhi sgranati, ancora una volta. Perché a giugno, quando aveva detto sì a Garcia, rinunciando ad offerte esotiche da parecchi milioni di euro, lo aveva fatto convinto di poter arricchire la sua bacheca.