rassegna stampa

Una difesa da urlo. Tardelli sta con De Rossi «Lui merita rispetto»

(La Gazzetta dello Sport – F.Licari) – L’uomo chiamato «urlo» chiuse in Nazionale il 25 settembre 1985: Italia-Norvegia 1-2.

Redazione

(La Gazzetta dello Sport - F.Licari)- L'uomo chiamato «urlo» chiuse in Nazionale il 25 settembre 1985: Italia-Norvegia 1-2. Qualche panchina in seguito, ma mai più in campo con la maglia azzurra. Chiuse con il «gettone» numero 81 Marco Tardelli, portando con sé il Mundial e il gol alla Germania con esultanza entrata nella storia. [...]

De Rossi: play o mezzala?

«Play vero. Può giocare da mezzala, come quando convive con Pirlo, ma da play è meglio. E quando Andrea smetterà, quel ruolo sarà suo. A meno che non decolli Verratti, uno che mi piace molto».

Pirlo più De Rossi: non è che ogni tanto il risultato sia inferiore alla somma degli addendi?

«Sì, a volte si danno fastidio, ma tutti vorrebbero due così. E poi ci sono altre soluzioni. Si potrebbe giocare con il doppio play, per esempio. De Rossi mi è piaciuto molto anche da centrale difensivo: contro la Spagna, all'Europeo, giocò una grande partita».

Esperimento che si potrebbe ripetere?

«Perché no? Si corre qualche rischio in più dietro ma, se tieni palla, e con questi due è più facile, alla fine rischi di meno. Come il Barcellona: tiene palla 70' su 90', riduce al massimo i pericoli nella sua area».

De Rossi somiglia a Tardelli?

«Due grandi combattenti, questo sì. Lui è un po' più geometrico, io mi lanciavo di più in profondità anche se De Rossi non disdegna avanzare a tirare, un po' alla Tardelli...».

Gli avrebbe fatto bene lasciare la Roma per il City?

«Non posso dare un giudizio: darei fastidio all'uno o all'altro. Credo che la Roma stia creando un bel gruppo. Però, se avrà voglia di fare nuove esperienze, dovrà andar via. Ma senza essere condizionato da nessuno. Il calcio inglese, forse, potrebbe liberargli la mente».

Tra Zeman e De Rossi, per ora, non va bene per niente.

«Certe frasi non hanno fatto bene a De Rossi, questo è sicuro. Ma uno come lui non può difendersi a parole: non avrebbe senso. Deve farlo sul campo, dimostrando di avere motivazioni. Ha il carattere giusto».

Lei avrebbe detto così a un suo giocatore?

«Zeman non è uno stupido: penso sia una provocazione. Puoi anche non capirti, a volte, ma in campo devi parlare la stessa lingua. Ecco, quando Zeman dice queste cose a me non piace molto. A me piace lo Zeman da campo, non quello che fa il messia e che capisco poco».

De Rossi l'ha raggiunta e la supererà.

«Glielo auguro. Io sono contento della mia carriera. Lui può andare avanti e per tanti motivi, perché dà tutto in campo, merita rispetto».