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Tutti in silenzio, canta Prohaska: «Roma, sei forte ma cambi tanto»

Parla il doppio ex della sfida tra giallorossi e Austria Vienna: «Spalletti super, però è dura gestire Totti»

Redazione

Herbert Prohaska è il doppio ex della gara che giovedì prossimo vedrà contro Roma e Austria Vienna nel terzo turno dei gironi di Europa League. Anche questa mattina, l'ex stella giallorossa è tornata a parlare del match sulle pagine de "La Gazzetta dello Sport". Qui uno stralcio delle sue dichiarazioni:

Lei per chi farà il tifo?

«Be’, la Roma mi perdonerà. In giallorosso ho vissuto il momento più bello della mia carriera, ma 14 anni col Vienna, senza contare le stagioni in cui l’ho allenato, non si dimenticano. Diciamo che spero passino il turno tutte e due».

Dal punto di vista tecnico, come vede il doppio match?

«La squadra di Spalletti è nettamente più forte. Il suo collega Fink non ha Dzeko o Salah. Il posto dei giallorossi doveva essere la Champions, ma col Porto sono stati anche po’ sfortunati. Detto questo, credo che l’obiettivo degli austriaci è quella di fare almeno un punto nelle due partite. Occhio però, perché finora in trasferta hanno sempre vinto e davanti hanno una coppia di attaccanti veloci come il nigeriano Kayode e il brasiliano Venturo che possono dare fastidio. Credo però che l’obiettivo vero della Roma sia il campionato e così immagino che giovedì facciano riposare alcuni titolari».

A proposito, come vede la Serie A? Si sta tornando alle sfide Roma-Juve stile Anni Ottanta?

«Per me la Roma è la seconda forza del campionato. Certo, 5 punti di distanza non sono pochi, ma se i bianconeri sbagliano tutto può cambiare».

Ha notato, a 40 anni, il miracolo sportivo di Totti?

«È fantastico, il più forte giocatore della storia della Roma, ma credo che a questo punto debba essere un po’ difficile da allenare, perché immagino che lui voglia giocare sempre e la gente vorrebbe vederlo sempre in campo. Un bel problema per Spalletti, che comunque considero un grande tecnico, perché gestire certe situazioni a Roma non è facile. Non lo era neppure ai miei tempi».

(M. Cecchini)