(Gazzetta dello Sport-R.Pelucchi) Pochi minuti dopo la semifinale vinta contro il Parma, a Viareggio, dentro lo spogliatoio della Juventus non volava una mosca. Nessuna festa anticipata.
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Tra la Juve e un altro Viareggio resta soltanto papà De Rossi
(Gazzetta dello Sport-R.Pelucchi) Pochi minuti dopo la semifinale vinta contro il Parma, a Viareggio, dentro lo spogliatoio della Juventus non volava una mosca. Nessuna festa anticipata.
L'allenatore Marco Baroni aveva subito ammonito il gruppo («Non abbiamo ancora vinto niente»), ma non ce n'era bisogno. La mentalità è già quella di una squadra matura. Qualche ora più tardi, meno di cento chilometri più a nord, a La Spezia, la Roma si dimostrava ancora una volta capace di fare delle tante difficoltà la propria forza. Sotto di una rete, dopo avere perso un giocatore per infortunio (Nego) e avere fallito un rigore con il capitano Viviani, ha dato un'altra lezione di calcio, e con personalità e calma si è tirata su, fino alla vittoria ai rigori contro la Fiorentina. Ecco, da questi particolari si capiscono molte cose. Si capisce perché la finale della Coppa Carnevale non poteva che essere Roma-Juventus. E' inedita su questi schermi, ma è la più logica, quella più gonfia di contenuti.
Super La dimostrazione è nel cammino delle squadre, non soltanto qui a Viareggio, ma nell'arco di tutta la stagione. (...) La Roma campione d'Italia in carica ha perso soltanto la Supercoppa, e proprio contro i viola (3-2), ma in questo momento è il peggior cliente che la Juventus potesse trovare. «Penso che sarà una bellissima finale tra squadre che giocano a calcio, propositive, che non buttano mai via la palla - ammette Alberto De Rossi -. Insomma, che fanno addestramento puro, perché non dobbiamo dimenticarci qual è il ruolo delle squadre Primavera. La soddisfazione più grossa, per me, è avere messo a inizio stagione nelle mani di Luis Enrique ragazzi come Caprari, Piscitella, Verre e Viviani. Sono tanti anni che il settore giovanile della Roma sforna ragazzi per la prima squadra, è sicuramente un modello da seguire».
Rispetto (...) I bianconeri hanno vinto cinque delle ultime nove edizioni, e quella di oggi è la tredicesima finale, una in più della la Roma che, però, ha vinto appena tre volte (1981, 1983 e 1991). In caso di nuovo successo la Juventus arriverebbe a quota otto, come Fiorentina e Milan. Nessuno ha fatto meglio. De Rossi contro i bianconeri ha già perso due semifinali (0-2 nel 2004, 0-4 nel 2006), ma la sua squadra questa volta dà ampie garanzie. Potrà anche perdere, ma non senza dare battaglia, senza giocare. Fare previsioni è difficilissimo. Roma e Juventus hanno tutto ciò che serve per fare un figurone: giocatori di qualità, organizzazione tattica, personalità, idee. «Quello della Juve non è un attacco, è una corazzata. Sono tutti forti - ammette De Rossi -. Che cosa mi piace di più della mia squadra? La capacità di rispondere in campo, con grande personalità, alle difficoltà. Il modo in cui abbiamo condotto la partita, in 10, contro la Rappresentativa di Serie D mi ha riempito d'orgoglio». «Partite come queste non hanno bisogno di essere preparate — gli fa eco Baroni —. La Roma è favorita perché con questo gruppo dei '93 negli ultimi due anni ha conquistato lo scudetto Allievi e quello Primavera. Noi siamo qui per misurarci con questa realtà del calcio giovanile italiano. Con rispetto, e con tanta umiltà, ci piacerebbe buttarli giù dal trono». E allora, che lo spettacolo cominci.
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