rassegna stampa

Toscanacci contro. Il basket di Sarri, i divani di Spalletti: anime a confronto

I tecnici di Napoli e Roma, cresciuti vicino ma così diversi: Maurizio, schematico, studia vita e sport mentre Luciano, istrionico, raccoglie olive e inventa

Redazione

Un’ora di macchina, a separare Certaldo e Figline Valdarno, Luciano e Maurizio, i divani letto e lo sportello di banca. Millenovecentocinquantanove, l’anno del calcio secondo questi due qui: ora si vede la punta dell’albero, tutti applaudono, tutti criticano, tutti i bambini fanno oh. Passi indietro e testa avanti, lì dietro c’è una vita che oggi passa per Pallotta e De Laurentiis. A riportarlo è Davide Stoppini de La Gazzetta dello Sport.

Spalletti e Sarri è il calcio contro. È un punto di partenza simile, ma uno sviluppo molto differente della stessa passione. Spalletti figlio di un guardacaccia e di una mamma che «sento tutte le sere», Sarri di un papà, Amerigo, che con la bici ci sapeva fare, tanto che un giorno — racconta la leggenda — fece disperare persino Fausto Coppi. Luciano è quello che dipingeva le sue auto di un colore diverso ogni volta che l’umore lo accompagnava in qualche strano percorso, quello che sgobbando a centrocampo arrivò fino alla C1. E però guai a negarsi qualche serata di quelle buone al Pg93, il locale giusto di Sovigliana. Sarri Maurizio è nato a Napoli ma dall’età di 3 anni si è trasferito in Toscana. Un giorno sulla sua strada Maurizio incrociò un allenatore di basket: ore e ore di chiacchierate, da quella volta Sarri modificò gli schemi su calcio d’angolo, prese spunto dal parquet, i blocchi che oggi sfruttano Albiol e Koulibaly nascono sotto canestro.

Spalletti e Sarri è il bianco e il nero, a dispetto di quell’ora scarsa di macchina che sta lì a separarli. Andate a chiederlo a chi li conosce come fossero fratelli di latte. Vi racconterà che Luciano è allenatore che spende la sua settimana in funzione dell’avversario che va ad affrontare, che certo non stravolge ma modella le idee a seconda dell’impegno. Maurizio è schematico, sempre uguale a se stesso: non cambia mai, la sua forza e la sua convinzione è la meccanizzazione dell’allenamento, è la ripetitività del concetto, fino a convincere il calciatore. E come lo convinci? Spalletti è vincente perché lavora sull’empatia, Maurizio usa il dialogo. Al San Paolo sabato vedrai che duello.