rassegna stampa

Un terremoto di 5 mesi Così la Roma ha perso il treno dello scudetto

Da Juve a Juve, dal girone d'andata a quello di ritorno, la situazione cambia notevolmente. La Roma si è trovata anche a -1, ora è a -9 con il Napoli a soli 3 punti di distanza

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Il violino, a un certo, punto, ha cominciato a perdere l’accordatura. Eppure quel 2 ottobre, allo Juventus Stadium, Rudi Garcia pareva ispirato come Paganini quando suonava contro gli (evidenti) errori commessi dall’arbitro Rocchi. Forse per questo appena 15 giorni più tardi, quando lo svantaggio dai bianconeri si è ridotto a un solo punto, tuona al mondo: «Sono sicuro, vinceremo lo scudetto». A un girone di distanza, la Roma vede il vertice lontano ormai 9 punti, la Coppa Italia sparita fra i rimpianti, l’Europa League appesa a un filo e il Napoli distante appena 3 punti. Dalla Juve alla Juve, che cosa è successo?

OTTOBRE Apparentemente nulla. Non è un caso che il presidente Pallotta dica: «Siamo più forti dei bianconeri». Ci credono in tanti, anche se il primo serio stop di Maicon (dopo il Chievo) comincia a porre interrogativi. La vera svolta a livello psicologico, però, sta per arrivare. Il 21 ottobre, infatti, l’1-7 contro il Bayern Monaco frantuma d’un colpo le certezze maturate in più di un anno di calcio alla Garcia. Da quel momento nulla sarà come prima, anche se il mese si chiude col primo posto diviso con la Juve.

NOVEMBRE Due sberle invece arrivano subito: la prima è la ufficializzazione del grave problema di Castan (cavernoma) la seconda è il k.o. di Napoli. Un 2-0 fin troppo benevolo a cui fa seguito la sconfitta di Monaco accolta (per la prima volta) quasi con rassegnazione da Garcia già nella conferenza della vigilia e santificato dalla rinuncia ad alcuni dei migliori e dal cambio di modulo (un inedito 4-4-2). In campionato però le cose girano. Magari i giallorossi si impongono a fatica (Atalanta), però si è sempre detto che gli scudetti si vincono anche così. Se poi il mese si chiude con il netto successo contro l’Inter e 3 soli punti di distanza dal vertice, tutto sommato nessun problema. O no?

DICEMBRE Invece sì. La gestione del turnover contro il Sassuolo è sbagliato e, per la prima volta, l’arbitraggio pare benevolo. Un virus però sembra entrato nel sistema: il Manchester City elimina i giallorossi dalla Champions e contro il derelitto Milan, pur privati di un netto rigore, la Roma non brilla. Insomma, nonostante il rientro di Strootman, si va al Natale con 3 punti di svantaggio .

GENNAIO A dispetto dei saluti per la Coppa d’Africa di Gervinho e Keita, la Befana è folgorante (vittoria a Udine e Juve a +1). Il giocattolo però s’inceppa all’improvviso. Strootman si infortuna di nuovo e chiude la stagione, Destro gioca poco e fa capire di volere andare via, i problemi di preparazione si accentuano, la squadra comincia a buttare via sempre i primi tempi e le vittorie casalinghe praticamente scompaiono, se si eccettua quella in Coppa Italia ai supplementari contro l’Empoli giunta con un rigore inesistente, che per Garcia (che non lo ammette) si trasforma in un boomerang, anche perché in attacco si ferma anche Iturbe. Morale: in 4 partite la Roma scivola a -7 dalla Juve e il d.s. Sabatini conferma la sua tesi: «La sconfitta col Bayern ci ha tolto certezze».

FEBBRAIO Si comincia con la bruciante sconfitta interna in Coppa Italia, segno di nessuna inversione di tendenza all’Olimpico: anche questo mese (e sarà il terzo consecutivo) si chiuderà infatti con zero vittorie casalinghe al 90’ – compreso l’1-1 contro il Feyenoord – e la crisi offensiva è certificata da appena 11 gol in altrettante partite. L’Olimpico ormai fischia i giallorossi, che hanno appena il sesto attacco della Serie A. Il d.s. Sabatini, ammettendo alcuni errori nella tempistica del mercato, spiega: «In campo non c’è più il mutuo soccorso di un anno fa». Garcia finisce sul banco degli imputati. Non solo: Ibarbo, appena arrivato, va subito in campo e il giorno dopo accusa una lesione muscolare, mentre il neo acquisto Doumbia e Gervinho tornano dalla Coppa d’Africa in condizioni precarie. Se a questo si aggiunge il calo di De Rossi e Keita, il risultato è scritto: -9 dalla Juve. E non sorprende che domenica lo stesso Sabatini abbia ammesso: «Parlare di scudetto adesso, significherebbe prendere in giro la gente». Possibile che sia tutto finito così? E così presto?