Il 26 febbraio scorso, per bocca del suo assessore allo Sport, il Comune di Roma comunicava di aver «proceduto all’assegnazione provvisoria alla Figc dello stadio Flaminio». Sembrava l’annuncio di una svolta: «L’amministrazione capitolina — raccontava Luca Pancalli — ha ritenuto di conferire per la durata di un anno, con la possibilità di rinnovare per l’anno successivo, la gestione dell’opera, certa che si tratti di un atto preliminare per una futura assegnazione definitiva».
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Esattamente cinque mesi dopo, le parole di Carlo Tavecchio, nuovo presidente in pectore della Figc, somigliano ad una doccia gelata. «Dobbiamo eliminare la cultura dello spreco, dell’approssimazione, del clientelismo — scrive il numero uno della Lnd nel capitolo del suo programma dedicato agli stadi — e privilegiare la cultura dell’efficienza e della sostenibilità finanziaria dei nostri progetti. Questo deve valere anche per lo stadio Flaminio, che richiede un preventivo piano strategico e di utilizzo, oltre ad un naturale e rigoroso studio di fattibilità con un business plan che ne individui la possibile destinazione e sostenibilità. Soltanto con un progetto finanziariamente sostenibile — prosegue Tavecchio — si potrà proseguire nell’idea iniziale. Diversamente, meglio fermarsi».
Pazienza Cinque lunghi mesi, evidentemente, sono passati invano. Cosa ne sarà del Flaminio? Luca Pancalli, nella doppia veste di assessore allo Sport del Comune e responsabile del Settore giovanile e scolastico della Figc, ascolta dalla platea l’intervento di Tavecchio ma non si scompone. «Quello che dice è esattamente quanto chiediamo noi alla Figc. Aspettiamo che ci presentino un progetto. Se, diversamente, dovesse cambiare idea, ce ne faremo una ragione e studieremo altri percorsi».
E la Roma? Altri percorsi, più snelli, Tavecchio chiede al Governo per favorire la costruzione di nuovi stadi. «Oggi — dice — ci vogliono 200 milioni per costruirli e altrettanti di infrastrutture, significa che per rientrarci devono rendere 35 milioni l’anno per due decenni. La Juventus e l’Udinese hanno cominciato. Ma chi altri si può permettere questi investimenti? Solo un sultano. A queste condizioni meglio ristrutturare quello che c’è già». Ignora, Tavecchio, il progetto preliminare presentato da Pallotta e Parnasi per un nuovo impianto a Tor di Valle. Lì, per sostenere l’equilibrio economico dell’opera il costruttore ha chiesto di poter realizzare un Centro direzionale con uffici e alberghi. Ieri il tavolo tecnico del Comune che lo sta valutando lo ha sottoposto ai gruppi consiliari di minoranza, cui ha partecipato anche l’ex sindaco Alemanno, che hanno integrato le modifiche studiate dalla maggioranza per concedere all’opera il bollino di pubblica utilità. Sostanzialmente il Comune chiede l’impegno a potenziare l’accesso ferroviario all’impianto e, se non ora in futuro, la sua iscrizione tra le proprietà della Roma.
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