rassegna stampa

Striscioni e banane: ci risiamo. Si può continuare a tollerare?

(Gazzetta dello Sport – V.Piccioni) Fine settimana non esaltante per la bilancia commerciale della nostra civiltà calcistica.

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(Gazzetta dello Sport - V.Piccioni)Fine settimana non esaltante per la bilancia commerciale della nostra civiltà calcistica. Esportazioni: gli striscioni «Speziale libero» e «Libertà per Genny» sono sbarcati sugli spalti degli stadi di Monaco e di Dortmund.

Importazioni: la banana lanciata contro Dani Alves in Spagna ha trovato degli imitatori allo stadio di Bergamo nei confronti del milanista Kevin Constant. E adesso riesce davvero difficile pensare che il lanciatore spagnolo (interdetto a vita dallo stadio di Vila-Real) e quello italiano siano trattati con le stesse sanzioni.

Abbiamo apprezzato le molte dissociazioni, particolarmente dura quella dell’allenatore dell’Atalanta, ma il fatto resta, e la sua gravità viene amplificata dal momento che viviamo. E anche se è difficile pensare che gli striscioni tedeschi (ma in italiano) e le banane di Bergamo abbiano una stessa regia, le due storie sono oggettivamente il simbolo di come lo sdegno per i fatti della finale di coppa Italia sia stato doppiamente preso in giro.

Ma lasciamo perdere l’ironia. Non ne troviamo neanche un po’ per esempio per commentare i feroci cori contro Giuseppe Rossi e lo squallido mix dell’Olimpico fra gli striscioni per Daniele De Santis, accusato del tentato omicidio di Ciro Esposito, e la frase «Vesuvio lavali col fuoco» strillata in Curva Sud che potrebbe portare a una nuova punizione da scontare nella prossima stagione, un comportamento che ha fatto arrabbiare pubblicamente anche il presidente Pallotta.

Forse, almeno in questi giorni, sarà difficile spacciarli per sfottò e innocue provocazioni, derubricando il loro carattere odioso a semplice frecciata fisiologica.

E pensare che quegli striscioni e quei cori sono arrivati a qualche minuto di distanza da un’ immagine tenerissima: una foto di gruppo modello squadra che vince scattata prima della partita con i giocatori della Roma e i loro bambini mischiati al centro dell’Olimpico.

E così rieccoci dove c’eravamo lasciati prima del sabato infernale di coppa Italia. Naturalmente si può pure pensare «poteva andare peggio» oppure rallegrarsi perché ai russi almeno per un giorno è andata peggio con il capitano della Dinamo Mosca aggredito da un tifoso dello Zenit sul campo di San Pietroburgo. E ovviamente non mancheranno pure i profeti del «meglio non parlarne perché sennò si fa il loro gioco», un classico dell’illusione, smentito da anni di silenzi e di rimozioni. Parenti stretti di un altro tipico del nostro repertorio: «è un peccato che pochi facinorosi, eccetera, eccetera». Insomma, Governo e calcio: si può continuare a ritenere normale tutto questo?