«Sono un uomo senza sentimento, senza anima: ho un’unica attenzione, i risultati della Roma», parola di Luciano Spalletti. E quei risultati, l’unico dio a cui sente di rispondere, ora sono tremendamente dalla sua parte, scrive Davide Stoppini su "La Gazzetta dello Sport".
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Spalletti punge Sarri: «Io gioco a ogni ora»
"In Russia ho imparato che a calcio si può giocare a qualsiasi ora e con qualsiasi temperatura. Ed è un concetto che andrebbe trasferito anche in Italia. Higuain? Possiamo vincere contro chiunque"
Al punto di rilanciare per il secondo posto, quando ancora non sapeva che il Napoli avrebbe perso a San Siro. Perché è lì che andava la testa dell’allenatore mentre spediva una frecciata diretta al collega Maurizio Sarri: «Una volta con lo Zenit andammo a giocare in Siberia: volo di 5 ore, fuso orario di 4, match alle 12 che dunque per noi voleva dire le 8 del mattino. Per non parlare di quando andammo fino a Vladivostok. Ecco, in Russia ho imparato che a calcio si può giocare a qualsiasi ora e con qualsiasi temperatura. Ed è un concetto che andrebbe trasferito anche in Italia». La frecciata numero due, in direzione Napoli, è partita a proposito della riduzione dello stop di Higuain: «Se avessi avuto io un giocatore forte squalificato, non sarei stato a far pesare troppo quello che manca alla mia squadra. Per noi, in ogni caso, non deve cambiare niente. È una questione di convinzione: noi siamo la Roma, possiamo vincere contro chiunque, dobbiamo far vedere che siamo più bravi di loro. Sarebbe una debolezza sperare in una loro assenza».
Spalletti appoggia anche la moviola in campo: «La sperimentazione? Era ora, finalmente. Ma io farei di più: vorrei il tempo effettivo, non è in quel modo che il gioco si spezzetta. E poi dico che ci vorrebbero cinque sostituzioni, tre sono poche e non permettono di mostrare tutta la forza di una squadra». Guai a volgere sguardi altrove. Il messaggio alla squadra è arrivato chiaro, il mercato non sia una distrazione: «Fino a giugno si pedala forte, poi saremo noi a scegliere chi mandare via. E nel mio caso, sarà la società a decidere sul futuro».
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