(Gazzetta dello Sport - M.Cecchini) A prescindere dal risultato, forse la prima grande vittoria è già stata costruita.
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Si riparte sarà Roma sprint: “Voglio 25 minuti tutti all'attacco”
(Gazzetta dello Sport – M.Cecchini) A prescindere dal risultato, forse la prima grande vittoria è già stata costruita.
È una vittoria fatta più di vuoti che di pieni, più di assenze che di partenti dall'aeroporto di Fiumicino. Pensateci: chi avrebbe mai immaginato fino a qualche tempo fa che una Roma priva di Totti, De Rossi e Osvaldo (oltre che dell'influenzato Kjaer) sarebbe volata a Catania — città tradizionalmente capolinea di speranze (scudetto e Champions le ultime) — senza piantare i tacchetti in una classifica prepotente eppure, al tempo stesso, avendo le vele gonfie di ottimismo? Ecco, allora si può dire che qualcosa sia cambiato davvero. Qualcosa che prescinde dall'1-1 da cui si riparte per gli ultimi 25 minuti e anche dalla prestazione (modesta) del 14 gennaio scorso proprio contro i siciliani. E allora, dopo aver asfaltato l'Inter solo tre giorni fa, l'accresciuta autostima può far dire che la Roma sia diventata grande? Luis Enrique non ci crede. (...).
Regolarità «Oggi non siamo all'altezza delle migliori — dice l'allenatore — perché per essere grande c'è bisogno di una regolarità che ancora non abbiamo. Adesso l'unica squadra che ho visto chiaramente superiore a noi è stato il Milan. Per regolarità siamo ancora lontanissimi da quelli che aspirano al campionato e alle posizioni di Champions League. La classifica è ciò che conta, ma sono ottimista perché manca ancora tantissimo». D'altronde, i dati su pericolosità e possesso palla raccontano una squadra inferiore forse solo proprio a Juventus e Milan. «Alla fine però sono i risultati quelli che parlano, anche se a fine stagione — qualora la squadra restasse ai vertici anche in base a questi numeri — io penso che i risultati arriveranno. Insomma, abbiamo trovato una nostra identità, ora ci occorre la regolarità».
Trenta minuti Stasera però sarà uno sprint e non una maratona. «Ma ho parlato col preparatore e non faremo nulla di diverso — spiega Luis Enrique —. È una situazione strana, ma 30' (col recupero) sono tantissimi se facciamo le cose bene e possono essere lunghissimi se li facciamo male. Certo, preferirei giocarne 90 oppure 100, ma mi aspetto di fare trenta minuti di possesso palla e se lo faremo nella metà campo avversaria sarà meglio. Se guardiamo la partita precedente, il Catania è stato bravo a sfruttare i nostri errori. Spero di partire forte, ma dirlo porta sfiga... Il dubbio è sapere quale squadra sarà più attenta, più cattiva, con più fame. Ma è stimolante sapere che in trenta minuti possiamo prendere tre punti. Sarebbe bellissimo perché ci darebbe l'opportunità di salire ancora di più in classifica».
Marquinho e Osvaldo Chi ha voglia di salire (e risalire) sulla giostra, poi, sono il neo arrivato Marquinho e lo scalpitante Osvaldo. «Il brasiliano è lontanissimo del livello fisico della squadra. Deve lavorare tantissimo e deve migliorare molto, ma mi piace, ha qualità. Osvaldo invece è quasi pronto, si allena col gruppo, ma gli manca ancora un "pezzettino"». Chissà se alla Roma del futuro — inteso come prossimo anno — manca anche qui un pezzettino per avere traguardi da vertice, come ha chiesto due giorni fa Daniele De Rossi. «Mi dispiace, ma io non parlo di obiettivi. Il mio è solo quello di Catania, dopo a Siena e così via. Io non penso al prossimo anno, se saremo da scudetto, se saremo da Champions... Non mi interessa quello, mi interessa solo la prossima partita. Capisco che non è bello, ma è il mio pensiero». Così è il verbo di Luis Enrique: niente slogan ma solo fatti. (...)
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