Vedrai che va a finire così. Perché il «rischio» di un articolo del genere è che parta in un modo, ovvero l’elogio per due contorni diventati primi piatti come William Vainqueur e Antonio Rüdiger, e si chiuda in un altro, con una lode infinita all’uomo che ha riallungato la Roma, Luciano Spalletti. Ma in fondo val la pena correrlo, questo rischio.
rassegna stampa
Rüdiger & co. C’è una Roma che non è più di contorno
All’Olimpico è cambiata l’aria intorno al difensore tedesco. I mormorii a ogni suo intervento sono oggi diventato oooh di ammirazione per un anticipo azzeccato o un centravanti sovrastato fisicamente
Prendi Rüdiger, il cui rendimento ha di sicuro avuto un’impennata. Per carità, non c’è la perfezione. E lo sciagurato intervento su Mbakogu contro il Carpi ha avuto il solo pregio di non risultare decisivo ai fini del risultato. Ma intanto il tedesco ha dimostrato di saper fare anche altro. All’Olimpico è cambiata l’aria intorno a lui. I mormorii a ogni suo intervento sono oggi diventato oooh di ammirazione per un anticipo azzeccato o un centravanti sovrastato fisicamente. Rudiger può provvedere a limitare gli eccessi di esuberanza, come ha spiegato anche il c.t. tedesco Löw, due sere fa all’Olimpico e ieri in visita a Trigoria: «Antonio ha grandi potenzialità, ampi margini di miglioramento. È cresciuto molto negli ultimi 4-5 mesi alla Roma e potrà continuare a farlo con un tecnico come Spalletti che gli indica la strada da seguire».
Strada che ha imboccato anche Vainqueur, per il quale basterebbe citare un solo dato: in quattro mesi e mezzo con Garcia è partito titolare solo quattro volte. La musica ora è cambiata: delle 7 gare dell’era Spalletti, il francese è già partito dall’inizio 3 volte, Juventus, Carpi e Real Madrid, un mix di alto e basso che fa rima con fiducia.
(D. Stoppini)
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