rassegna stampa

Roma da vera grande. Juve, servono le star Il big match inizia così

Il pareggio col City è stato fondamentale, ma il capolavoro di Garcia sarebbe fare tre punti col Bayern in modo da arrivare appaiati allo sprint

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In una Champions che sta sottilmente ridiscutendo alcune gerarchie, con un Benfica quasi fuori dopo due turni e le sofferenze assortite di nobili la cui decadenza non era prevista (Barcellona, Liverpool, Manchester City), il barometro delle due italiane resta orientato al bello anche se solo la Roma ha portato a casa un risultato. Partiamo da lei: il pareggio col City è fondamentale perché tiene a distanza gli inglesi alla vigilia di due turni nei quali sarà molto dura che non raccolgano 6 punti (affrontano il Cska). Il capolavoro di Garcia sarebbe farne tre col Bayern in modo da arrivare appaiati allo sprint. La Roma può già confidare nel fatto che una vittoria nello scontro diretto dell’Olimpico le varrebbe la qualificazione; arrivare all’ultimo match potendosi permettere pure il pari sarebbe un privilegio, ma non pensiamoci. Questa squadra non è strutturata per fare calcoli.

Juve ancora prima. Perdendo a Madrid la Juve ha invece riaperto la strada degli ottavi all’Atletico, la cui sconfitta al Pireo potrebbe a questo punto essere stata un incidente di percorso. La differenza reti che mantiene in vetta i bianconeri, però, non è un’illusione ottica: se sarà capace di raccogliere sette punti nelle prossime tre partite (Atene, Olympiacos in casa, Malmoe), Allegri riceverà l’Atletico consapevole che un successo lo qualificherebbe da primo. Insomma, restiamo bullish per entrambe; anche se dopo questo secondo turno certi distinguo sono ineludibili. Nelle ultime 5 trasferte di Champions League (Bayern, Copenaghen, Real, Galatasaray, Atletico) la Juventus ha raccolto un solo punto: quattro sconfitte e un pareggio, prima di andare a controllare non ci credevamo nemmeno noi. Tutti campacci, ma il bilancio è troppo povero per non chiamare in causa – dopo le critiche agli allenatori – anche la scarsa reattività delle superstar.

Stelle pallide. Il Calderon in questo senso è stato un’esperienza esemplare, perché mentre l’Atletico ha provocato la rottura dell’equilibrio tattico – bastava una giocata, ma occorreva arrivarci – con la crescita nella partita di gente come Juanfran, Raul Garcia e soprattutto Arda Turan, le stelle della Juve sono rimaste a guardare (Pogba), sono state velleitarie (Tevez), hanno avuto la sola dimensione difensiva (Vidal). Il calcio di Allegri non è più divertente e sbarazzino come ai tempi di Cagliari, ora è molto più «pensato» e rispettoso delle individualità di gran peso sulle quali può contare; se però queste individualità lo tradiscono con prestazioni anonime, il suo impianto da prudente diventa stantio. Pogba è la portaerei che negli stadi complicati deve caricarsi sulle spalle i compagni in difficoltà: è insensato parlare di Pallone d’oro e di valutazioni ronaldesche finché il potenzialmente formidabile Paul non avrà tolto dal suo curriculum quel «potenzialmente», restando solo formidabile.

Confronto a distanza. A Madrid i campioni d’Italia hanno giocato per non correre rischi; se poi l’Atletico avesse concesso qualcosa, si sarebbe tentato il colpo. Il problema, già mortale un anno fa a Istanbul, è che a questi livelli una chance gli avversari prima o poi se la creano; sarebbe bene farsi trovare avanti di un gol, cosa che presuppone – Buffon è stato chiaro – l’accettazione di qualche rischio. Non c’è dubbio che quella della Juve a Madrid sia stata una buona partita difensiva, ma se imposti così una gara il risultato diventa l’unica stella polare: lo centri e sei stato un drago, lo manchi e ti hanno fregato. Agevolata da un’avversaria come il Manchester City, che gioca e lascia giocare a differenza del tignosissimo Atletico, la Roma ha vinto il confronto a distanza con la Juve perché ha imposto all’Europa la sua personalità: ha guardato negli occhi i campioni d’Inghilterra e li ha sfidati a chi ne fa uno in più. Psicologicamente, un successo. I risultati europei cambiano qualcosa nell’approccio al supermatch di domenica? La Roma ha aggiunto al suo treno in corsa un surplus di consapevolezza, sente che l’appuntamento con la storia è qui ed è adesso: la Juventus ha in più la rabbia – concetto contiano, Allegri sarà lieto di adeguarsi – di chi, dopo tanti amari bocconi Champions mandati giù, si sente scippato del cono di luce che da martedì illumina l’euro-Roma. Molte umane emozioni, nel nostro Clasico: sarà uno spettacolo.