The one man show: James Pallotta arriva, entra al Moneygram Park di Dallas, un’occhiata al cielo che poco lo convince e un’altra al campo, dove la sua Roma si sta allenando e Totti sta facendo scuola calcio ai più giovani. Lì sì che lo convincono. Ci pensa Rudi Garcia, con il quale si abbraccia. Poi due battute con il capitano, un calcio al pallone e il solito atteggiamento friendly con chiunque gli capiti a distanza, giornalisti compresi. Giornalisti che aveva voglia di incontrare, perché l’occasione per tirare due bordate in direzione Tavecchio era troppo ghiotta. Ma anche al netto del polemiche federali, Pallotta si è divertito come un pugile che sapeva già dove sarebbero arrivati i colpi e dunque non ha fatto difficoltà a replicare. Prendi Benatia: «Non è mai stato in vendita, non abbiamo mai intavolato alcuna trattativa per lui. Sarà un calciatore della Roma per la stagione in corso, è un uomo troppo importante per la squadra dentro e fuori dal campo».
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«Roma, tengo Benatia E puntiamo alla doppietta»
Il presidente accompagna l'allenamento della squadra parla con Garcia e Totti e poi si ferma a rispondere alle domande dei giornalisti.
ROMA DA CHAMPIONS E allora torna alla mente quel colloquio con il marocchino a Boston. Pallotta è il protagonista assoluto. Nella notte ha assistito alla sfida con il Real Madrid, antipasto della prossima Champions League. E qui Pallotta ha alzato il tiro: «Lo scudetto? È il nostro obiettivo. Ma vogliamo fare bene anche in Europa e, perché no, provare a vincere la Champions. Sì, possiamo fare come l’Atletico Madrid, la nostra rosa ce lo permette, speriamo solo di non avere altri infortuni dopo quello di Strootman». Proprio sull’olandese continua il pressing del Manchester United. Ma sul possibile addio di un big, Pallotta ha risposto come avrebbe fatto il d.s. Sabatini, lasciando una porta aperta all’ignoto: «Never say never, mai dire mai, vale nel calcio come nel business in assoluto. Ma non abbiamo necessità di cedere e non vogliamo smantellare la squadra. Certo, le offerte ci sono arrivate e per me tutti i calciatori sono uguali, Totti a parte, of course ». Come a dire: è giusto ascoltare, su tutti i fronti.
Pure su Ljajic, o su Destro. Di certo qualcosa in attacco si muove, perché l’arrivo di Ferreira Carrasco — Roma non preoccupata dall’offerta di rinnovo che il Monaco avrebbe fatto al belga — è in qualche modo legato a una possibile partenza. Non di Gervinho, il cui arrivo negli Usa è però appeso a un filo: per oggi ha un volo prenotato con destinazione Philadelphia, ma è difficile che riesca a ottenere in tempo il visto. Possibile un ulteriore slittamento a domani, ma non va scartata neppure l’ipotesi che resti a lavorare a Trigoria. In difesa invece l’obiettivo è Darmian. E dal 2015 largo a Yedlin. A lui Pallotta si riferiva quando ha svelato di aver avuto ieri un incontro: «Siamo ai dettagli. E presto annunceremo nuovi accordi con la Mls».
RICERCA INVESTITORI Accordi che Pallotta sta cercando anche sullo stadio: in questi giorni il presidente ha incontrato alcuni possibili investitori. Domani a Roma è il D-day: il Comune esprimerà il parere sulla pubblica utilità dell’impianto. «Ma non è un progetto importante per la Roma, lo è per tutto il Paese — ha affondato Pallotta —. Lo stadio sarebbe un modo per dire che sì, in Italia si può investire. E che si possono creare posti di lavoro». A patto, però, che i cittadini non paghino un prezzo troppo alto.
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