Sarà la prova del nove, il test per capire fino a dove potrà spingersi la Roma nell’Europa che conta, quella della Champions, dove i giallorossi tornano dopo 4 stagioni di buio. E sarà anche la nona partenza di sempre, compreso l’83-84, quando si parlava ancora di Coppa dei Campioni, il calcio era più bello ed umano ed a giocarsi la coppa c’era solo chi vinceva. Ma non sono state sempre buone partenze, anzi, spesso la Roma è scivolata. In tutto 3 vittorie e 5 k.o., sperando che mercoledì con il Cska Mosca la distanza si possa dimezzare. Del resto, sono attesi circa 45.000 persone, sarà una serata da circoletto rosso.
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La Roma fa gli scongiuri. Monetina e Real quegli esordi da dimenticare
In Champions non sono state sempre buone partenze, anzi, spesso la Roma è scivolata. In tutto 3 vittorie e 5 k.o., sperando che mercoledì con il Cska Mosca la distanza si possa dimezzare.
LA LEGGE DEL TRE L’esordio assoluto nell’Europa che conta arrivò con Liedholm e la «regola del tre». Era successo anni prima in Coppa Uefa ed in Coppa delle Coppe, ma nell’83-84 diventò un’abitudine: le squadre che arrivavano all’Olimpico se ne andavano puntualmente con tre gol sul groppone. La prima fu il Goteborg, andata dei sedicesimi di finale, schiantato (3-0) con gol di Vincenzi, Conti e Cerezo. C’era un Olimpico bollente, di quelli che le feste le faceva e se le sapeva godere. Più o meno la fine che riservò più avanti a Dinamo Berlino e Dundee United.
TRA REAL E MONETINE Quella regola nel 2000 venne sovvertita, in campo ed a tavolino.
Le tre prime partenze di Capello furono a vuoto, due proprio per 0-3 (Real e Dinamo Kiev). L’11 settembre 2001, 17 anni dopo, la Roma torna tra le grandi, poche ore dopo l’attacco alle Torri Gemelle del World Trade Center. L’avversario è di di lusso, il Real Madrid, i giallorossi sfoggiano la maglia celebrativa che ricorda i fantini del Palio di Siena, ma Figo e Guti chiudono subito i giochi. Nel finale un rigore di Totti dà il via all’assalto (vano), alla fine nessuno parla, tutti concordano: «Giocare è stato sbagliato, in alcuni casi il calcio deve sapersi fermarsi». Non per l’Uefa, the show must go on , che nonostante i quasi 3000 morti ordinò di giocare. Il Real sarà anche l’apertura della stagione successiva, ma senza Totti e Batistuta non c’è gara e non può che essere così, visto che tra i blancos ci sono Zidane, Raul e Figo. Il 15 settembre 2004, invece, la vergogna dell’Olimpico: la Dinamo Kiev è avanti 1-0 con Gavrancic, Mexes ha perso le staffe e si è fatto cacciare, al rientro delle squadre per l’intervallo dalla Monte Mario parte una monetina che colpisce l’arbitro, lo svedese Frisk. Partita persa a tavolino e campo squalificato. «Serata traumatizzante», dirà poi Franco Sensi.
SETTE ANNI A DIGIUNO Con gli ucraini ci si vendica (sportivamente parlando) nel 2006 e 2007, quando all’Olimpico lasciano le penne prima lo Shakthar stile Copacabana (4-0, tutto negli ultimi 23’ di gioco) e poi proprio la Dinamo Kiev (2-0). Ma sono le ultime gioie giallorosse, perché nel 2008 la Champions della Roma si apre addirittura con una sconfitta traumatica (1-2 casalingo con i romeni del Cluj), a cui fa seguito il k.o. (2-0) del 2010 in casa del Bayern Monaco. A conti fatti, l’ultima bella partenza in Champions risale a sette anni fa. È arrivato il momento di tornare a sorridere, anche perché City e Bayern sono lì che aspettano. E se la Roma sogna gli ottavi, mercoledì non può davvero scivolare più.
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