rassegna stampa

Alla ricerca di equilibri. Non è difesa da scudetto

Brutta striscia di 5 partite consecutive con gol al passivo. L’ultima volta c’era Andreazzoli sulla panchina giallorossa.

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Già solo il paragone sarebbe ingeneroso nei confronti di Garcia: il tecnico francese ha ricostruito la Roma dalle macerie del 26 maggio; Aurelio Andreazzoli – pur con tutta la buona volontà del mondo – è stato l’allenatore di una delle peggiori sconfitte della storia giallorossa. Per questo oggi, analizzando la fragilità della seconda Roma di Garcia, è quantomeno singolare che la striscia di 5 partite consecutive con gol al passivo torni a ripetersi da quando, l’ultima volta, c’era proprio Andreazzoli sulla panchina giallorossa.

CORSI E RICORSI Palermo, Lazio, Torino, Inter e Pescara allora; Atalanta, Cska, Inter, Sassuolo e City oggi: dai 7 gol di 2 anni fa agli 8 di oggi, da una squadra sull’orlo del baratro a una che, invece, ha ancora la possibilità di giocarsi lo scudetto, la difesa che la scorsa stagione era stata una delle chiavi di volta della Roma adesso appare il suo anello debole. Venticinque gol in 20 partite, 1,25 ogni 90’, è un dato su cui riflettere, anche se non si può ricondurre soltanto al fatto che la coppia centrale dello scorso anno, indiscussa e indiscutibile, non c’è più. Benatia è a Monaco, Castan in infermeria, ma ci sono anche Maicon alle prese con mille problemi fisici (e di motivazioni?) e una fascia sinistra da tempo senza padrone, anche se Holebas ha ormai scavalcato Cole nelle gerarchie.

ASSENZE Il reparto arretrato, che punta su Manolas e alterna Yanga-Mbiwa e Astori (entrambi alle prese con infortuni), non è più solido, anche se nei 25 gol incassati Garcia vuole sempre togliere i 3 di Torino: «Ma non lo dico più – ha detto nell’ultima conferenza – altrimenti poi ci fate tutti i titoli». Non solo difesa però: a centrocampo si fa meno filtro che in passato e non solo perché De Rossi, tra infortunio al polpaccio, squalifiche e problemi vari, non è più quel terzo centrale aggiunto che faceva da frangiflutti davanti al reparto. Nainggolan e Pjanic hanno dovuto giocare sempre, Keita idem e a 34 anni, pur con la sua enorme classe, non sempre può avere il passo dei giorni migliori. Servirebbe Strootman, ma non quello visto contro Cska e Sassuolo: servirebbe, e servirà, quel giocatore ammirato prima dell’infortunio.

EQUILIBRIO Stesso discorso vale per l’attacco: un anno fa il ruolo di Florenzi era imprescindibile e regalava alla squadra dinamismo e copertura, che oggi mancano. Anche perché, a concludere il quadro, De Sanctis finora non è stato una saracinesca. E in un campionato dove la prima ha solo 3 gol fatti in più (30 contro 27), avere più del doppio delle reti incassate (11 contro 5) rischia di essere un conto molto salato da pagare.