Il popolo è stato chiamato alle urne al tramonto e i primi exit poll sono arrivati nella notte, quando le televisioni nazionali – non avvertite – lasciavano spazio ai soliti film, alle solite serie tv. Si sono risparmiate la maratona elettorale. I soli aventi diritto al voto del resto erano i giornalisti della Gazzetta che si occupano di calcio, chiamati a pronunciarsi sul più serio dei quesiti referendari: chi vincerà quest’anno il campionato? Un argomento da alto impegno civile, una decisione di somma responsabilità. Quando lo spoglio è terminato, si è capito che queste strane elezioni somigliavano a un colpo di Stato. E’ caduto il governo juventino.
rassegna stampa
La redazione della Gazzetta dello Sport vota: “Giù il partito della Juventus. Vincerà la Roma di Pjanic”
I giornalisti della rosea hanno fatto i loro pronostici sul campionato di Serie A che prende il via oggi.
LA CLASSIFICA La Roma è la grande vincitrice del referendum perché è stata giudicata la favorita del campionato, con qualche punticino di vantaggio sulla Juventus. L’Inter ha chiuso da terzo partito, staccata come un gregario di Valverde nel Tour di Nibali: nessun giornalista ha pronosticato un allenatore diverso da Allegri e Garcia come futuro campione. Il Napoli ha pagato la serata di Bilbao – città indipendentista, da voto di opposizione – e si è fatto infilare al quarto posto dalla Fiorentina. Il Milan invece è sesto e forse oggi dirà che insomma, dopo il colpo-Torres sarebbe giusto annullare tutto e rivotare. Tra chi protesta c’è anche Luca Campedelli, perché Empoli e Cesena erano attese in zona retrocessione ma il suo Chievo molto meno. Tra chi festeggia, Urbano Cairo: dietro le squadre di prima fascia, fiero, spunta il Toro.
I SINGOLI Il voto ha detto qualcosa anche dei votanti. Ad esempio, che il giornalista è meno cinico e più romantico di quanto si pensi. Più del tiro alla dinamite di Pogba, più della cattiveria di Tevez, più dell’istinto da killer di Higuain, piace il tocco elitario di Pjanic, votato miglior giocatore del campionato nella seconda scheda del referendum, riservata ai singoli. Tanti dubbi, invece, su Marek Hamsik, primo candidato davanti a Diego Lopez e Menez per «delusione dell’anno», categoria spinosa. Più allegra la lista delle possibili sorprese, con voti raccolti da Bernardeschi, Keita e Zaza ma anche da Verdi, Farias, Saponara, Cristante, Coman, insospettabili minoranze in Parlamento. Alcuni hanno ricevuto da poco la tessera elettorale e nessuno avrebbe l’età per eleggere il Senato: significa che il campionato, dopo tutto, ha un domani.
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