(Gazzetta dello Sport - C.Zucchelli)Dopo le «dimissioni da tifoso» di Claudio Amendola, la Roma americana di Pallotta si trova a dover fare i conti con un altro tifoso eccellente deluso dai risultati dell’attuale gestione. Antonello Venditti parla alle radio, racconta il suo malcontento e mette in discussione un simbolo suo e della Roma giallorossa: l’inno «Roma, Roma». «Non mi riconosco in questa proprietà», è stato l’amaro sfogo del cantautore. Su twitter e facebook i tifosi si dividono, mentre gli artisti tifosi come lui ne comprendono l’amarezza ma sperano tutti che «l’inno possa rimanere perché è la nostra storia».
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“Poca romanità in questa società Antonello ha ragione, ma l’inno resti”
(Gazzetta dello Sport – C.Zucchelli) Dopo le «dimissioni da tifoso» di Claudio Amendola, la Roma americana di Pallotta si trova a dover fare i conti con un altro tifoso eccellente deluso dai risultati dell’attuale gestione.
POCA ROMANITA' Di canzoni romaniste è sicuramente esperto Lando Fiorini, che capisce lo sfogo di Venditti perché «in questa proprietà c’è poca romanità ed è innegabile. Io stesso l’ho detto già qualche tempo fa: il calcio sta cambiando, non ci saranno più i presidenti così legati alla città. Spero comunque che Antonello cambi idea e che non faccia niente per togliere l’inno che, tra l’altro, è anche più bello del mio». Dello stesso avviso l’attore Massimo Ghini: «Venditti ha voluto esprimere il suo disagio e magari ha provato a svegliare qualcuno dal suo torpore. Purtroppo mi sento vicino a lui, questa proprietà sembra distaccata e i risultati ci hanno fatto penare per due anni. Aggiungo una cosa». Prego. «Va bene parlare dell’inno e di queste cose, ma io preferirei sapere altro, come ad esempio chi sarà il portiere del prossimo anno. Lancio un grido di dolore e spero che sia costruita una Roma competitiva. Ma mi auguro che l’inno resti».
CARICA E DELUSIONE L’attore Giorgio Tirabassi non si vuole sbilanciare («è un argomento troppo delicato per mettere bocca»), mentre il collega Rodolfo Laganà spiega: «Roma, Roma, mi dà una carica incredibile e nessuno lo dovrebbe toccare. L’immagine della città e della squadra che ci racconta è meravigliosa, mi auguro che Venditti cambi idea perché l’inno è della gente e dei tifosi, come la Roma, e non si deve toccare anche se non sempre si è d’accordo con questa o quella dirigenza». Il comico Andrea Perroni condivide la speranza di Laganà («l’inno non va cambiato») ma condivide soprattutto la delusione di Venditti: «Non mi riconosco nella Roma di oggi e capisco Antonello. La sua canzone è una delle poche cose ancora romaniste e mi auguro che resti al suo posto. A Roma c’è bisogno di spiegare le cose e di passione e invece chi c’è oggi sta facendo aumentare il distacco con la gente. In questo senso lo sfogo di Venditti è comprensibile. È lo sfogo di un tifoso tradito. Come ce ne sono tanti».
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