rassegna stampa

Ninja Nainggolan, corsa e tweet ma Roma aspetta il vero Gervinho

Lo scorso anno autentica arma in più della Roma, i giallorossi si aspettavano qualcosa di più dall'ivoriano, soprattutto dopo lo scoppiettante esordio in Champions contro il Cska Mosca.

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In campo come su Twitter, Radja Nainggolan in questo momento sembra il motore inesauribile di una Roma che aspetta l’Inter e si lecca ancora le ferite del pareggio di Mosca. Al belga la palma del tweet migliore di giornata, quel «ti insegno io a usare Twitter» scritto a Mattia Destro che, considerando il rapporto controverso di Radja col suo social network preferito, faceva tanto sorridere.

I RICORDI DI RADJA D’altronde Nainggolan, in questo momento, di sorrisi ai romanisti ne regala anche parecchi: magari ha sbagliato qualcosa – vedi il gol del possibile 0-2 a Mosca – ma la sua energia, la sua grinta e quel carattere spesso sopra le righe sono benzina pura per la squadra di Garcia. Nel borsino giallorosso che da qui a Natale ritrova la roccaforte Olimpico quattro volte su cinque, Nainggolan è uno dei più in forma e dovrà dimostrarlo anche domani, contro la squadra che per prima ha affrontato in Serie A. Era il 7 febbraio 2010, Inter-Cagliari 3-0. La sua speranza è che il risultato sia diverso, magari grazie alle due ali su cui Garcia aveva disegnato la Roma in estate e che finora hanno reso al di sotto delle aspettative.

GERVINHO A SECCO Soprattutto da Gervinho, lo scorso anno autentica arma in più della Roma, i giallorossi si aspettavano qualcosa di più, soprattutto dopo lo scoppiettante esordio in Champions contro il Cska Mosca. E invece l’ivoriano, nonostante i tre gol in Champions e uno in campionato, nelle ultime settimane non incide più come in passato. Non segna da oltre un mese (Roma-Bayern del 21 ottobre) e in Serie A non vede la porta dalla prima giornata, quando ha segnato alla Fiorentina. Considerando anche il finale della scorsa stagione, nelle ultime 13 partite giocate è andato in gol solo due volte: non che sia mai stato un bomber di razza, ma prima le sue folate riuscivano a scardinare le difese e a spezzare le partite, adesso sembra aver perso la brillantezza. Ma lui, in corsa per il Pallone d’oro africano, sembra non farci caso, così come non ci fa caso la Roma, che infatti gli dedica la copertina del match program ufficiale. «I miei obiettivi — ha detto alla stampa ivoriana — riguardano la Coppa d’Africa, lo scudetto e anche la Champions: voglio almeno superare il girone. Il Pallone d’oro? È un piacere essere tra i nominati, è un premio per quello che ho fatto con la Nazionale e con il club».

ALUNNO ITURBENon ha, invece, ancora fatto molto Juan Iturbe, un altro di quelli che ieri si è divertito a dare il benvenuto all’antisocial Mattia Destro su Facebook, Twitter e Instagram. La società lo difende compatta, lo tutela fin dal primo giorno che ha messo piede a Trigoria (non a caso all’inizio non gli veniva concesso il permesso di rilasciare interviste) e Garcia e il suo staff si dedicano a lui come a un alunno che ha degli enormi mezzi ancora inesplorati. Non che non si applichi, Iturbe, ma le continue lezioni tattiche a cui viene sottoposto poi in partita lo portano a liberare meno la fantasia e la potenza che hanno convinto la Roma a sborsare 28 milioni complessivi per prenderlo. Domani si gioca una maglia da titolare con Ljajic e Florenzi e da Trigoria è segnalato in rimonta per l’energia che sta mettendo in allenamento in questi giorni.

REGALO DI NATALE Energia che non manca a Florenzi, come Nainggolan uno di quelli la cui benzina è benedetta da Garcia. Dove lo metti gioca (e bene) e se con Prandelli questo è stato un limite che gli ha fatto saltare il Mondiale, per Conte è, invece, una qualità importantissima. Entro Natale dovrebbe arrivare il regalo tanto atteso: un rinnovo di contratto fino al 2018 a stipendio raddoppiato, 1,2 milioni netti l’anno. Un giusto premio per un giocatore preziosissimo e un ragazzo che fa gruppo: mai una parola fuori posto, disponibile con i più giovani, adorato dai senatori. L’Inter è, insieme al Bologna, la squadra a cui ha segnato di più (3 gol) e quella in cui avrebbe potuto trasferirsi, visto che Stramaccioni avrebbe fatto carte false per portarlo a Milano. Lui tuttavia ha sempre detto no, privilegiando il cuore anche quando restare alla Roma era una scommessa. Vinta, e su questo non ci sono dubbi. Ecco perché tenerlo fuori, domani, per Garcia sarà molto difficile.