rassegna stampa

Montella punge: «Caro Luciano, dovevi farmi giocare di più…»

«Spalletti? Mi ha dato più da collega che non da allenatore, ma l’ho perdonato»

Redazione

Il messaggio che Vincenzo Montella recapita al di là dei cancelli di Milanello è fin troppo evidente: giochiamocela senza troppe paranoie di classifica, perché «lo status che ci siamo conquistati è frutto di un lavoro che parte da lontano e ce lo dobbiamo godere. Perciò dobbiamo avvicinarci a questa partita con soddisfazione».E' assolutamente conscio del valore avversario, tanto che ai giallorossi se potesse toglierebbe diversi giocatori: «Strootman, De Rossi, Nainggolan, Dzeko, Perotti, Manolas...». L’ordine degli elementi non è casuale: il centrocampo della Roma è una corazzata, soprattutto se rapportato a quello rossonero che balla fra cerotti, fiato corto e inesperienza. Poi Montella precisa: «Se però devo proprio scegliere un nome solo da togliere ai giallorossi, dico Spalletti», come scrive Pasotto su La Gazzetta dello Sport.

La stima che lega Vincenzo a Luciano è immensa, ma dopo il grande complimento il tecnico rossonero muove un appunto al collega. Qualcosa di datato, che evidentemente a Montella è sempre rimasto di traverso: «C’è stata una fase, a Roma, in cui avrebbe potuto darmi di più rispetto a quanto invece mi ha fatto giocare. Avrei meritato di più, ma l’ho perdonato...», racconta Vincenzo sorridendo, ma fino a un certo punto. Poi si fa assolutamente serio: «Nell’ultimo anno invece meritavo poco di giocare, e cercavo di capire come preparava gli allenamenti. Da allenatore l’ho studiato molto, mi è servito molto, forse mi ha dato di più da collega che nel rapporto tecnico-giocatore». Di certo una delle spiegazioni – forse la più evidente – del Milan al secondo posto del podio è proprio nell'allenatore, che ormai è diventato abilissimo a districarsi anche nelle tematiche più delicate. Magari con la premessa che è una battuta: «Il Milan è un club potente? Sentivo che era così quando Strootman è stato squalificato, il giorno dopo no... Scherzi a parte, prendo atto di quanto è stato deciso e mi fermo qua. Io non ho la cultura del sospetto che in Italia c’è, ogni tanto qualcuno ha una scivolata a vuoto, per me è indifferente».