In occasione della presentazione di Jonathan Silva, il ds giallorosso Monchi ha colto la palla al balzo per spiegare le difficoltà della Roma: "Abbiamo fatto il mercato di cui la società aveva bisogno. Sicuramente si poteva far meglio, ma era la linea che dovevamo avere. Certo, sono convinto che devo migliorare. Nessuno può essere contento del 5° posto. Non dobbiamo cercare colpevoli, ma trovare soluzioni. Il primo responsabile sono io, che ho costruito la rosa". Sembra lontano l’entusiasmo del giorno della presentazione, quando Monchi diceva: "Qui non c’è scritto “si vende”, c’è scritto “si vince". "È vero – ammette – ma un d.s. talvolta deve dire qualcosa per proteggere la società. Credo comunque che guardare indietro non mi aiuti. Devo lavorare per costruire una Roma più vicina a quello che i tifosi vogliono. Oggi siamo distanti, è il momento di stare zitti e lavorare di più. È il momento di mettere sul tavolo quello che abbiamo dentro e di capire che i tifosi sono arrabbiati. Questa società oggi ha un livello strutturale molto importante; dobbiamo esserlo anche a livello sportivo. Non cerco alibi e mi assumo le responsabilità, ma il lavoro di un d.s. non è solo il lavoro del presente. Sarebbe più facile pensare solo a me, ma per un direttore per prima cosa c’è la Roma, per seconda c’è la Roma e dopo se stessi. Ogni stagione si impara. Io 67 anni fa ho imparato che quando uno fa un acquisto, e questo acquisto non va bene, la cosa migliore è fermarsi. Così ho fatto con Moreno, al quale sarebbe stato più facile dire “continua’. Ma credo non sia andato bene, dobbiamo riconoscerlo".
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Monchi: “Colpa mia se la Roma è indietro. Devo fare meglio”
Il ds giallorosso si prende le proprie responsabilità, ma attende una reazione dalla squadra
A fare gola, ai cronisti, però, è l’incontro in formale con i massimi dirigenti del club che, al netto di qualche curiosità (il 29 gennaio è stata respinta un’ottima offerta per El Shaarawy), è ruotata anche in torno alle ragioni di bilancio. In sintesi: la Roma, al momento, costa più di quanto ricava. E allora: o si abbattono i costi di gestione (che per l’80% riguardano gli ingaggi) e si limita la competitività, oppure si tengono alti, recuperando il dislivello attraverso le plusvalenze ottenute con le cessioni, che per quasi tutti i club (escluse le eccellenze) è la prima forma di finanziamento. Poi, tenendo conto che Pallotta, anche volendo, non potrebbe iniettare denaro fresco, anche l’arrivo di un main sponsor sarà importante.
A Monchi, però, giustamente importa della squadra. "I calciatori che abbiamo preso cominceranno a giustificare i loro acquisti. Per me questa squadra ha tanta qualità, ecco perché sono sorpreso dal rendimento attuale". E l’allenatore? "Non è un tema". Come dire: si va avanti con lui. Il sottotitolo è per i giocatori: svegliatevi.
(M. Cecchini - D. Stoppini)
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