Quando era un calciatore Paulo Sousa avrebbe potuto essere della Roma. E' il dicembre 1993: la squadra giallorossa non naviga in buone acque, c'è addirittura il rischio di finire in Serie B. Dario Canovi, noto procuratore, sussurra all'orecchio di Luciano Moggi il nome del portoghese. «Paulo Sousa chi? No, scusami, non lo conosco» la risposta dell'allora d.s. romanista. Comunque la Roma parla con Paulo Sousa, trova l’accordo. Manca l’ok della Sporting Lisbona. Sensi dà mandato a Moggi di chiudere l’accordo. Servivano 10 miliardi di lire, Sensi acconsente: Sousa è quello giusto per far ripartire la squadra. Ma Moggi tentenna.
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Moggi tradì Sensi: così Paulo Sousa andò alla Juventus e non alla Roma
Era il 1993: i giallorossi pensavano al portoghese per ripartire. Ma Moggi, allora ds romanista, già tramava un piano per portare l'attuale allenatore della Fiorentina al bianconero
Il perché, come ricorda Davide Stoppini su "La Gazzetta dello Sport", lo si saprà qualche mese più tardi, nel marzo del '94, quando il bonifico che arriva a Lisbona non proviene da Roma. «Erano gli ultimi giorni di marzo 1994, Moggi mi telefona e mi convoca al Jolly hotel — ricorda Canovi —. Pensai: “Mi chiama per mandarmi a Lisbona a chiudere”. Arrivai in albergo, al fianco di Moggi trovai Giraudo, Bettega e Lippi. Tra questi, solo Bettega era già bianconero. Non capii subito. Poi Moggi mi disse: “Paulo Sousa lo portiamo in Italia. Ma non alla Roma, alla Juventus. Domani vai con loro a Lisbona”. Risposi di no, per correttezza non avrei potuto farlo. Moggi non si perse d’animo. Si rivolse al procuratore portoghese di Paulo Sousa e concluse l’affare per la Juve».
L'accordo tra Sporting Lisbona e Juventus si concluse pochi giorni più tardi, il 9 aprile. «Non voglio fare allusioni, però…», commentò Sensi. Due mesi dopo Moggi e Giraudo avrebbero raggiunto — stavolta ufficialmente — Bettega a Torino, in panchina ovviamente Lippi.
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