rassegna stampa

Una magica Fiorentina passeggia tra i ruderi. E Roma prende fuoco

Tra i giallorossi qualcosa s’è «rotto» dentro e non sarà facile ricomporre i cocci. Per Garcia. Per la società. Sotto l’assedio della tifoseria

Redazione

Quella che si chiamava «legge di Murphy», ovvero se una cosa può andare peggio ci andrà sicuramente, potrebbe essere ormai la «legge della Roma». Tutto va peggio di come potrebbe ai disgraziati giallorossi, non parliamo quando c’è la Fiorentina di mezzo. Fuori dall’Europa, fuori di testa, fuori da tutto dopo 21 spaventosi minuti nei quali tre volte la palla va oltre il non incolpevole Skorupski. E finisce qui, 0-3, o qui cominciano i guai. Ma vietato stilare la classifica dei cattivi: se un portiere fa un intervento da spiaggia, se un difensore non sa gestire una marcatura in area al pronti-via, se la reazione è il caos, è semplicemente perché qualcosa s’è «rotto» dentro e non sarà facile ricomporre i cocci. Per Garcia. Per la società. Sotto l’assedio della tifoseria.

CALCIO «TOTALE» L’amico «Murphy» si manifesta nei panni di una Fiorentina che all’Olimpico, dopo la semifinale di Coppa Italia, si porta via anche i quarti di Europa League. Precipitando la Roma in un dramma dai contorni non tragici, per rispetto delle tragedie vere, ma grotteschi sì. Con l’ennesima «chiamata» sotto la curva per umiliazione pubblica e dibattito post-proiezione del B-movie, come in Coppa Italia. Con striscioni e cori inaccettabilmente minacciosi. Un disastro che non può cancellare il fatto che la Fiorentina – come la Juve – giochi un calcio moderno, intelligente e «totale». Col quale si possono vincere le coppe (più facile l’Euroleague naturalmente).

TRE X 21’ Tutto racchiuso nei 21’ che sconvolsero il mondo (giallorosso) e che possono succedere soltanto a chi ha ormai paura della sua ombra. Tipo Holebas che al 7’ entra squinternato su Fernandez (in area, ma a coefficiente pericolo molto basso): rigore-gol di Rodriguez, anche ripetuto. Tipo Skorupski che al 18’, su retropassaggio di Torosids, va a smanacciare la palla sulla linea – forse era fuori – offrendo l’assist ad Alonso. E tre, infine, su angolo: con Basanta che di testa e in solitario firma lo 0-3. Tre difensori in gol, dato statistico che spiega come il movimento a undici della Fiorentina, cui partecipa anche Neto, possa far girare la testa agli avversari. Anche in casi in cui il mai così inutile possesso (57-43) va agli sconfitti. D’altra parte nessuno, in questo torneo, ha mandato in gol 12 giocatori diversi.

GAMBE E TATTICA Però anche Montella – di sicuro orgoglioso di un 3-5-2 trasformatosi presto in 4-3-3, poi virato in 4-3-1-2 (Fernandez «10»), con assaggi di 4-4-2 (Valero largo) – sa bene dove finiscono i meriti della Fiorentina e dove comincia il disastro della Roma. Questione fisica? Sicuro: gente che non sta in piedi (Gervinho), è a corto di ossigeno (De Rossi), corre male (Holebas), ognuno scelga il suo modello. Problema tattico? Certo: la proiezione grafica dello schieramento pare una «T» bassa e cicciona, immagine che rende l’idea di mediani e attaccanti affollati al centro, sullo stesso asse, spalancando vuoti cosmici nelle fasce dove vanno in tilt Torosidis e soprattutto Holebas (martirizzato dall’aggressione di Fernandez, Joaquin e Salah). E offrendo meravigliose autostrade all’egiziano che sembra un Messi italiano, letteralmente inarrestabile: non segna soltanto perché prende un palo e una traversa, ma nessuno più di lui avrebbe meritato il gol. Il miglior contropiedista sul territorio nazionale esaltato da rivali schierati «per» lui. Garcia, cosa ne pensa?

GARCIA DIFESO MA… Dopo il fisico e la tattica, ma non c’erano dubbi, il crollo psicologico. Alla prima complicazione la Roma perde la testa e allunga la striscia di gare di coppa consecutive con gol subìti (22 partire, 45 centri). Nessuno sa cosa fare, neanche il pressing è ordinato. Qui c’entra anche Garcia che si sarà pentito come non mai della famosa frase post-Juve («ora so che vinceremo lo scudetto») e qualcosa deve inventarsi. Al momento però i tifosi sono con lui e contro la squadra. Sulla sua panchina un giorno c’era Montella: alla Fiorentina i quarti mancavano dal 2008. Nel risultato c’è proprio tanto di suo.