Nicolai Lilin, scrittore russo (tra i tanti "Educazione Siberiana") ed esperto di tatuaggi ha letto per "La Gazzetta dello Sport" i simboli incisi sul corpo di alcuni giocatori di Juventus e Roma.
rassegna stampa
Madzu e Radja: il sacrificio e il coraggio
Croci, spade, rose: Nicolai Lilin, lo scrittore russo esperto di tatuaggi legge i simboli incisi sul corpo dei giocatori di Juve e Roma
DANIEL ALVES - A Lilin è caduto l’occhio su alcuni particolari del costato destro di Alves (che domani non giocherà per infortunio): «C’è qualche immagine che potrebbe ricordare la malavita, a partire da una corona, simbolo di gruppi giovanili delle gang latine». Non serve chiamare la polizia perché nei tatoo vero e falso si confondono: «Quelle immagini non significano che Dani ne faccia parte, ma chi arriva dalla strada raccoglie in qualche modo quella cultura: sono simboli di una società maledetta, aiutano a sentirsi forti e virili. Soprattutto gli elementi più deboli, fragili, schiacciati dalla società». Sulla pelle esibisce la sua religiosità: «Ha un Cristo col sacro cuore sul braccio sinistro: è dimostrazione di spiritualità, bisogno di Dio». Niente demoni, morti e teschi, altro che malavita, Dani ci mostra solo «una immagine positiva».
STURARO - «Ha un ego guerriero e la conferma è proprio nella grande arma tatuata – dice lo scrittore russo –. Nel manico un tirapugni: così Sturaro denuncia le sue caratteristiche, ammette di essere una spada nelle mani di qualcun altro, in questo caso della Juve». Per questo, meglio seguire il consiglio di Lilin: «È un duro, non si scherza con lui a centrocampo».
MANDZUKIC - «Ha una croce sul braccio, non un Cristo: più che orgoglio della fede, significa obbligo, rigore, rifiuto delle debolezze in nome di qualcosa di più grande». Insomma, non simboleggia Cristo, ma la morte di Cristo: «Il centravanti ha disponibilità al sacrificio, rispetto verso le fondamenta della squadra e del gioco».
NAINGGOLAN - «La rosa rossa che ha sul collo è un simbolo nomade – racconta –: in quelle società, soprattutto nei Balcani, identifica il leader del gruppo, il capo nobile. È anche una immagine legata alla tradizione religiosa, racconta la trasmissione del messaggio di Cristo nei re occidentali». Nainggolan vola meno alto e si limita a trasmettere il pallone agli attaccanti, ma la leadership se l’è guadagnata sul campo.
DE ROSSI - Col tatuaggio sul polpaccio Daniele ha fatto proseliti: si vede sempre più spesso in giro quel segnale di pericolo per possibili tackle pericolosi. Divertente, anche per il rigoroso Lilin: «Tatuarsi è una cosa seria, ma apprezzo molto l'approccio divertente di De Rossi. L’immagine del fallo di gioco è all’interno del simbolismo stradale, ma c’è dell’altro: il triangolo, anche inconsapevolmente, è un segno maschile. La punta in alto, sin dall’antico Egitto, esprime la virilità. Significa forza davanti all’eterno». De Rossi proverà a sprigionarla domani allo Stadium per non rendere eterno il dominio Juventus.
PEROTTI - Nel passaggio da un tatuaggio all’altro (sopra il bacio che aveva sul collo è stato tatuato uno scarpino) c’è qualcosa da spiegare: «Penso a una svolta nella vita, o semplicemente alla voglia di cambiare scegliendo un simbolo che ha più a che fare con la sua professione – azzarda Lilin –. Ma, qualunque motivo ci sia sotto, Perotti ha fatto bene a liberarsi del bacio. Forse non lo sapeva, ma è stato adottato da molte gang latine: sembra un 13, quindi simboleggia la lettera M, che sta per “Mara Salvatrucha”». Con il nuovo collo, si evitano così dei fastidiosi contrattempi: «In certi quartieri del Sud America, sia la polizia che la gente possono pure vederti male se hai un bacio sul collo...».
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