Roma e Bologna ancora sono indecise se benedire il giorno che si sono decise a convocare Spalletti e Donadoni in sede, o riempire l’animo di rimpianti per non aver svoltato prima.
rassegna stampa
Luciano e Roberto: quando il cambio fa rima con svolta (e con rimpianto)
Roma e Bologna ancora sono indecise se benedire il giorno che si sono decise a convocare Spalletti e Donadoni in sede, o riempire l’animo di rimpianti per non aver svoltato prima.
Presto che è tardi. È tardi per la Roma, tornata a rincorrere la Champions. Ma l’effetto fionda non è sufficiente per cullare sogni scudetto. E non è sufficiente neppure per il Bologna, che con Donadoni sfiora ritmi da Europa League. Spalletti, come riporta "La Gazzetta dello Sport", a 30 non è ancora arrivato: 29 punti in 12 giornate, seconda posizione virtuale dietro all’inarrestabile Juve. Che poi non è l’aggettivo giusto. La Juve s’è arrestata eccome, il 19 febbraio. Contro il Bologna, unica a fermare i bianconeri nelle ultime 22 giornate. «E quella partita lì potevano pure vincerla, quindi orecchie dritte — dice Spalletti —. Donadoni è uno che insegna calcio. E il calo di queste giornate è frutto della bravura dell’allenatore: forse i giocatori si sono sentiti già salvi». Non succederà oggi, a sentire Donadoni: «Venderemo cara la pelle, pur con tante assenze. Contro le grandi abbiamo sempre fatto bene».
Il tecnico in conferenza parla di Totti: «Io lo tratto come un calciatore vero, sono uno dei pochi. Chi gli dice “bello, bravo” non gli vuole il bene che gli voglio io. Poi l’altro giorno non si è allenato e ieri (sabato, ndr) ha fatto metà seduta... Ma qualsiasi sia il suo ruolo in futuro, noi correremo nella stessa direzione». E sì che Spalletti corre.
(D. Stoppini)
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