rassegna stampa

Luciano e quel patto stretto con il presidente: «Io ancora qui? Non so…»

Perché in caso di esito negativo sarà bene sedersi a tavolino e ridiscutere tutto. Un patto tra gentiluomini, che vale ancor più della firma

Redazione

«Io non ho chiaro neppure se sarò l’allenatore del futuro, il prossimo anno, figurati se ho chiaro quello che devo fare con Dzeko. Perché non ci sono certezze. Dipende da quello che farò, sono i fatti che contano, non i discorsi. Ed è giusto così, perché le valutazioni si fanno in fondo». Parola di Spalletti. Sicuramente un bel passo in avanti a quel sibillino «o qui si fanno i risultati o abbiamo fallito tutti» detto solo 10 giorni fa, scrive Davide Stoppini su "La Gazzetta dello Sport".

Ora Spalletti nella Roma è il re e si muove come un re. Parla come un re, sbagliando poco o nulla dal punto di vista della comunicazione, dosando alti e bassi, titoli e sommari. Difficile, impossibile anzi, allora pensare che quelle osservazioni sul futuro gli siano sfuggite, che gli sia... «partito un missile». Quelle parole sono la certificazione di un qualcosa che va oltre un contratto di 18 mesi. Sono la prova, quelle parole, di una stretta di mano tra Spalletti e Pallotta, che vale ancora più dell’accordo fino al giugno 2017. Della serie: occhio a cosa succede in questo girone di ritorno, priorità all’impatto che l’arrivo in panchina dell’allenatore avrà sulla Roma. Perché in caso negativo sarà bene sedersi a tavolino e ridiscutere tutto. Un patto tra gentiluomini, che vale ancor più della firma.