A volte le luci si accendono all’improvviso e il sipario si alza, senza quasi accorgersene. E capita che ti trovi lì, al centro della ribalta. Devi improvvisare, senza perdere tempo, sfruttando al massimo tutto il talento. Adem Ljajic ci è riuscito e su quel palco ci si ritrova ora, dopo aver ballato per un anno e mezzo tra l’anticamera dei camerini ed il purgatorio delle prove. E ora che al centro della scena c’è lui, ci vuole restare a lungo. «Se gioco con continuità, posso fare la differenza», è l’appello lanciato a Bergamo, a fine gara. Ora bisognerà vedere come lo accoglierà Garcia, che — comunque — fin qui ha sempre avuto parole di grande elogio per lui.
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Adesso Ljajic gioca, segna e alla Roma chiede spazio
Garcia ha capito che il talento dell'attaccante serbo aveva solo bisogno di essere accarezzato nel modo giusto per farlo venir fuori, un po’ come si fa con una lampada magica.
DA VINCENZO A RUDI Già, la continuità, quella che Ljajic non ha trovato mai fino in fondo, se non per un periodo con Montella, alla Fiorentina. «Lui è l’allenatore più bravo di tutti, mi ha fatto maturare. Un giorno spero di tornare a lavorarci insieme», ha detto Adem giorni fa. In attesa di scoprire come andrà a finire in futuro, per ora Ljajic deve accontentarsi di lavorare con Rudi Garcia. Ed è comunque un bell’accontentarsi, visto che il francese lo ha sempre pungolato, anche se poi di occasioni non gliene ha date tantissime, nonostante sappia fin dalla tournée americana che questo per Ljajic può essere un anno decisivo. Lo ha capito da come si allena, da quanto impegno ci mette, da come si approccia ad ogni cosa. Quel talento, insomma, aveva solo bisogno di essere accarezzato nel modo giusto per farlo venir fuori, un po’ come si fa con una lampada magica.
GERARCHIE NUOVE Adesso, probabilmente, Ljajic sarà una risorsa in più, per alcuni versi anche problematica, visto che nel progetto iniziale gli esterni titolari dovevano essere Gervinho ed Iturbe, con Florenzi capace di dare quell’equilibrio difensivo che non appartiene invece ad Adem. Insomma, dei quattro laterali d’attacco, per un motivo o un altro, Ljajic nelle gerarchie era destinato ad essere il quarto. Ma bene così, sempre meglio averceli questi problemi, considerando che quel quarto posto oggi non gli appartiene più. Del resto, poi, se si vanno a vedere anche le statistiche, Ljajic non solo è il miglior marcatore della Roma in campionato (4 gol, proprio come Destro, ma con una media-gol migliore del marchigiano), ma è anche quello con cui la Roma — dal via — rende meglio: 6 vittorie e un pareggio in sette partite. E ogni volta che segna, ringrazia Dio. «Lo faccio sempre, è la mia dedica».
NEL FREDDO DI MOSCA Adesso Garcia dovrà capire anche come sfruttare al meglio Ljajic domani sera, in quel di Mosca. Il Cska viene da un pareggio e due sconfitte nelle ultime tre partite di campionato e domani ha un grande dubbio, il centrocampista svedese Wernbloom. Se Garcia opterà per il 4-3-3, lui e Gervinho dovrebbero essere le frecce all’arco di Totti. Se dovesse invece optare per il 4-4-2 e una squadra più compatta, Adem potrebbe servire in corsa, a meno che il francese non gli chieda un sacrificio in più, andando a fare l’esterno di centrocampo. In ogni caso, Garcia ora sa che può contare su un giocatore diverso. Nel cuore, nell’animo e anche nello spirito.
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