La tentazione del denaro si sta rivelando più forte del rischio di ricorsi. Così la proposta di Infront di assegnare i diritti tv 2015-18 in modo da massimizzare i ricavi (a Sky il digitale terrestre, a Mediaset il satellite e il pacchetto D contenente gli scontri diretti in esclusiva di 12 squadre) e di arginare eventuali abusi di posizione dominante ha fatto breccia tra le società di Serie A che, a larga maggioranza, si sono orientate verso un’aggiudicazione del bando in grado di far registrare un incremento del 32% dei ricavi dalla vendita delle partite: dagli attuali 829 milioni a stagione ai 1078 del triennio successivo.
rassegna stampa
La Lega: digitale a Sky e satellite a Mediaset per ricavare 1078 milioni
Il rinvio di 48 ore è anche tattico. Si vuole mandare un chiaro messaggio ai broadcaster rivali.
RINVIO Non c’è stata, però, una votazione ma solo un giro d’orizzonte tra i 21 club presenti (assenti Livorno e Catania, ma c’erano le tre neopromosse), con le posizioni a favore, tra gli altri, di Milan, Inter e Juventus («per me vota il Milan», ha scherzato Agnelli), quelle contrarie di Fiorentina e Roma, i dubbi del Napoli e l’astensione del Palermo perché mancava Zamparini. Alla fine si è deciso si rinviare l’assemblea di Lega a domani, in modo da chiarirsi di più le idee sulle conseguenze giuridiche della scelta (oggi c’è riunione tra legali). Sky, con una diffida, ha preannunciato ricorso: sono sue le offerte più alte sui pacchetti A e B, quelli con le partite in casa e trasferta di 8 squadre tra cui Inter, Juve, Milan e Napoli, cioè la crema del campionato. Perché, allora, la Lega vuole spartire la torta tra Sky e Mediaset? Intanto perché così incassa di più: solo se a Mediaset viene assegnato uno dei due pacchetti principali, si concretizza l’offerta del Biscione da 306 milioni per il pacchetto D. Ma alla base c’è la volontà del venditore di mantenere vivo il mercato ed evitare un monopolio. Da qui l’appello alla Legge Melandri e ai pronunciamenti dell’Antitrust contro gli abusi di posizione dominante.
ESPERTO I club hanno ascoltato il parere di Giorgio De Nova, luminare di diritto civile, il quale ha spiegato che assegnando i pacchetti A e B a uno stesso operatore si configurerebbe, appunto, un abuso di posizione dominante, vietato dalla Legge Melandri che regola la materia dei diritti tv, con un rischio forte di annullamento del bando da parte delle authority. L’avvocato della Fiorentina Montagna ha ribattuto dicendo che non può essere la Lega a stabilire a priori se c’è una concentrazione. Un dirigente ha pure ricordato a De Nova la difesa di Fininvest nel Lodo Mondadori, ma la grande maggioranza dei club si è sintonizzata sulla tesi dello spacchettamento. Il presidente della Lazio Claudio Lotito è stato il mattatore dell’assemblea: ha orchestrato il «sondaggio» informale tra le società, si è battuto per far passare la linea della massimizzazione dei ricavi. Il rinvio di 48 ore è anche tattico. Si vuole mandare un messaggio ai broadcaster rivali: sappiate che la Lega è orientata ad assegnarvi i diritti sulle piattaforme dove non operate, a meno che non lanciate segnali di fumo... Insomma, un disperato tentativo di creare le condizioni per un tavolo informale e per un compromesso storico, anche rinunciando a qualche milione. Sky e Mediaset, per ora, sono in guerra ma Agcom e Antitrust potrebbero consentire la sublicenza dei diritti, con conseguente scambio di piattaforme nell’ambito di una trattativa più vasta, che comprenda la Champions finita al Biscione.
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