Quante lingue parlerà il calcio italiano del futuro? Limitiamoci per ora all’inglese, quello dell’indonesiano Erick Thohir, dello statunitense James Pallotta e del canadese Joey Saputo. I proprietari stranieri di Inter, Roma e Bologna hanno scelto il nostro Paese con mission differenti. L’impressione, però, è che ad invogliare gli investitori sia soprattutto la fragilità finanziaria delle nostre big. Come accade in Borsa, molti titoli sono sottovalutati. Sotto la polvere dei deficit c’è, però, un patrimonio per certi versi inestimabile: la passione dei tifosi. Nonostante le storture del sistema che frenano gli investimenti (in primis negli stadi) il nostro modello ha ancora la forza per rinnovarsi, a patto che ci sia anche un adeguato ricambio imprenditoriale. Al tramonto la grande generazione dei mecenati italiani, è indispensabile che venga rimpiazzata al meglio ed aprire così un ciclo ancor più ambizioso per reggere la concorrenza europea.
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L’America è qui: ma non è sola
I proprietari stranieri di Inter, Roma e Bologna hanno scelto il nostro Paese con mission differenti. L’impressione, però, è che ad invogliare gli investitori sia soprattutto la fragilità finanziaria delle nostre big
È presto per fare dei paragoni. Tuttavia. come riporta "La Gazzetta dello Sport", all’Inter Thohir ha investito sinora un centinaio di milioni e non è riuscito evidentemente a migliorare la situazione finanziaria. Anche nella Roma Pallotta (in tandem con Unicredit) ha messo sul piatto un centinaio di milioni. Le sorti giallorosse sono sotto gli occhi di tutti, visto che con la Champions in tasca sarà comunque indispensabile vendere per finanziare il prossimo mercato e rispettare i paletti del Fair play finanziario. E comunque entrambe queste esperienze sono state condizionate dal ruolo delle banche creditrici. Differente la situazione a Bologna dove Saputo ha speso sinora 70 milioni di euro, riuscendo a pareggiare i conti dopo il fallimento sfiorato con la gestione Guaraldi. A ben vedere è proprio questa la situazione più incoraggiante, considerando i progetti ormai avviati per il nuovo Dall’Ara e il ciclo aperto con Donadoni.
(C. Laudisa)
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