(La Gazzetta dello Sport - M. Cecchini) Che piaccia o meno, le associazioni mentali sono uno dei motori che muovono la comunicazione verbale. Per questo, quando sabato il direttore generale Mauro Baldissoni – interrogato sulla decisività di Rudi Garcia nella nuova Roma – ha detto come «non bisogna credere all’uomo della Provvidenza», a molti sono tornate alla memoria le parole di Pio XI, che 85 anni fa, nel 1929, definì invece il cavalier Benito Mussolini, «l’uomo che la Provvidenza ci ha fatto incontrare».
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La Roma può accontentare Garcia e ne guadagnerà tutta la Serie A
(La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini) Che piaccia o meno, le associazioni mentali sono uno dei motori che muovono la comunicazione verbale.
Intendiamoci, se Papa Ratti nella storiografia ha spesso pagato l’espressione poco preveggente, dal punto di vista logico Baldissoni ha di sicuro ragione, soprattutto quando ha spiegato come «una società è sempre più importante di un allenatore ». Il corollario finale perciò è stato ovvio: «La Roma c’era prima e ci sarà anche dopo, indipendentemente da Garcia, che vogliamo tenerci a lungo». Ottima notizia, soprattutto tenendo conto che Psg e Arsenal (e non solo) hanno già bussato alla sua porta. Siamo convinti infatti che la conferma del transalpino sulla panchina giallorossa sia davvero provvidenziale (Papa Francesco ci perdonerà). Per questo, è probabile che già a fine campionato, magari proprio nell’imminente viaggio negli Usa, Garcia firmi un rinnovo fino al 2017, raddoppiando il proprio stipendio (ora di 1,3 milioni) e soprattutto ricevendo quelle garanzie tecniche che chiede. Intendiamoci, il tecnico sa bene (lo disse subito) come non sia arrivato «al Psg».
Gli è noto perciò che la Roma ha un bilancio (per ora in rosso di circa 25 milioni) a cui rispondere e un tetto di ingaggi che non vuole rendere solo virtuale. Logico, però, che i risultati conseguiti rendano più forte la sua posizione rispetto a un anno fa. Certo, grazie soprattutto al lavoro del d.s. Sabatini il festival delle plusvalenze si è trasformato in una Roma stratosferica, ma Garcia non vuole rischi, senza per questo chiedere la luna. Il suo primo desiderio è la conferma della rosa attuale nei suoi elementi cardine (a partire da Pjanic) con l’innesto di un paio di elementi decisivi (un esterno sinistro e un centravanti di peso per prima cosa) che facciano compiere alla squadra il salto di qualità. Perciò, con i 35 milioni circa in arrivo con la qualificazione diretta in Champions, i desideri del tecnico saranno esauditi.
Perché una cosa è certa: Garcia non vuole ripetere l’esperienza vissuta col suo Lilla campione di Francia. In quell’occasione la squadra gli fu parzialmente smantellata e fu così che nel girone si consumò un 4° posto che significò eliminazione diretta al primo turno. Con la Roma una «umiliazione» simile vuole evitarla, ed in questo è in perfetta sintonia con tutto l’universo giallorosso. Avviso: la vittoria della «linea Garcia» sarà anche quella di tutto il calcio italiano. Una Serie A che si rispetti non può permettersi di perdere tutti i talenti (giocatori o tecnici) che mette in vetrina. Poi, se nel giro di poco tempo i nostri dirigenti non sapranno produrre un Rinascimento in stile romanista, Garcia avrà tempo di ascoltare le munifiche sirene che gli stanno arrivando da mezza Europa. Adesso, però, ci sembra giusto che sia accontentato. D’altronde, pur senza scomodare i disegni del Cielo, se l’è meritato davvero.
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