rassegna stampa

Juve quasi perfetta, regge il bunker-Roma. Milan senza «cervello»

(Gazzetta dello Sport-S.Vernazza) Le prime cinque della classifica e una nobile decaduta come il Milan: suggerimenti e riflessioni per la pausa.

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(Gazzetta dello Sport-S.Vernazza)Le prime cinque della classifica e una nobile decaduta come il Milan: suggerimenti e riflessioni per la pausa.

JUVENTUS Niente compiti delle vacanze per i primi della classe, capaci di conquistare 46 punti su 51 disponibili. Siamo nei paraggi della perfezione. Si può migliorare una squadra così forte? Difficile individuare punti deboli in questa Juve. La difesa si è rimessa in carreggiata dopo certe sbandate iniziali, il centrocampo è sopravvissuto all’infortunio di Pirlo, in attacco con Tevez e Llorente si è passati all’alta definizione. Il terzo scudetto di fila sembra ineluttabile. Casomai c’è da interrogarsi sull’eliminazione dalla Champions League l’impraticabilità del campo di Istanbul è un alibi che non regge ma questo è un altro discorso. In Serie A la Juve è Signora e padrona, e bisogna riservarle inchino e baciamano.

ROMA Vale più o meno il discorso fatto per la capolista, difficile trovare difetti in una squadra che è andata molto al di là di ogni pronostico e/o previsione. La Roma vanta la stessa differenza reti della Juve (più 28), segna di meno (35 gol fatti contro 39), ma di meno subisce, appena 7 reti incassate contro le 11 prese dai bianconeri. La solidità difensiva è la cifra della squadra di Garcia, ragion per cui il pelo nell’uovo bisogna cercarlo nella fase offensiva. Si ha l’impressione che la squadra non raccolga in proporzione al seminato. Non c’è un cannoniere riconoscibile come tale. I migliori marcatori sono Benatia (difensore centrale), Florenzi, Gervinho e Strootman con 4 reti ciascuno, anche se Destro, riemerso dall’oblio, promette di colmare la lacuna: già tre gol in tre partite.

NAPOLI Una squadra divisa in due. Per rientrare nella corsa dello scudetto Rafa Benitez deve colmare il divario tra fase difensiva e fase offensiva. Tanti i venti gol subiti. Incantevole è il Napoli che attacca, con formula 31. Higuain perno offensivo e tre virtuosi a rifornirlo: Hamsik, Callejon, Pandev, Insigne e Mertens si alternano alle spalle del Pipita. Sbadato è il Napoli che difende, nonostante una mediana muscolare e poco pesante. Difficile stabilire se sia un problema di assetto o di uomini. Di sicuro ci sono giocatori, Maggio su tutti, che male si sono adattati alla difesa a quattro, dopo anni di linea a tre o cinque conWalter Mazzarri. La ricomposizione o meno del disequilibrio deciderà il destino del Napoli, nella speranza che la preparazione fisica sia stata condotta a regola d’arte.

FIORENTINA Alla Viola manca un po’ di sana «ignoranza», laddove per«ignoranza» si intende qui la capacità di imbruttire una partita, con l’intento di congelarne il risultato favorevole. La Fiorentina è la squadra più estetica e meno pratica del campionato. Vincenzo Montella ha trovato terreno fertile, Firenze è città d’arte unica al mondo. Il dantesco«fatti non foste a viver come bruti», con tutto quel che ne consegue. Al Franchi si va all’inseguimento del bello, così capita che si buttino via dei punti perché non si scaglia la palla in tribuna o non si fa il falletto tattico o perché si subisce la forza bruta altrui. Resta inteso che con Gomez la Viola più bella si farà.

INTER Il secondo attacco del campionato anche se i sette gol al Sassuolo in un colpo solo minano la credibilità del dato è tale senza un centravanti vero e proprio, Milito e Icardi sono stati a lungo indisponibili. La questione è interessante: si può segnare molto (37 reti) senza un cannoniere vero e proprio? Sì, ma forse si potrebbe migliorare, se Palacio venisse restituito al suo ruolo naturale di seconda punta. Il gol di tacco nel derby è arrivato con Icardi in campo. L’innesto del bomber, lo svecchiamento della mediana (Cambiasso e Zanetti 73 anni in due) e il miglioramento del giropalla rappresentano tre questioni cruciali per il futuro dell’Inter«mazzarriana».

MILAN Fine impero, fine ciclo, fine corsa. Fine. Massimiliano Allegri ha portato all’estremo le sue visioni e i risultati hanno finito per dargli torto. Ci vorrebbe più qualità in mezzo al campo, ma l’allenatore è andato nella direzione opposta. Ceduto Pirlo, ha puntato sulla mediana muscolare, tutta forza e poca tecnica, e il gioco si è fatto sincopato, un continuo «stop and go». Intervenire non si può, correggere oggi la rotta potrebbe aggravare la crisi. Meglio concentrarsi sulla rimotivazione del giocatore top, Mario Balotelli, troppe volte al di sotto dei suoi mezzi.