(Gazzetta.it - L.Garlando)L’esperimento di Daniele De Rossi in difesa contro l’Argentina non è stato un successone.Da un suo disimpegno sbagliato è nato il vantaggio di Higuain, il romanista era in faccia a Banega nell’occasione del raddoppio e si è trovato altre volte in imbarazzo di posizione e chiusura. Però Cesare Prandelli, al termine dell’amichevole, ha annunciato che l’esperimento avrà un seguito e allora il dibattito è aperto: giusto insistere? È in quella posizione che Capitan Futuro può dare il meglio? È lì che serve in prospettiva mondiale? Proviamo a esaminare i pro e i contro.
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Italia, De Rossi in difesa: pregi e difetti. Il dibattito azzurro è in corso
(Gazzetta.it – L.Garlando) L’esperimento di Daniele De Rossi in difesa contro l’Argentina non è stato un successone.
PRO - De Rossi ci mette entusiasmo. Non solo accetta di giocare nel cuore della difesa, ma caldeggia lui l’idea, forse perché intuisce che un ruolo meno dinamico può allungargli la carriera.
Mettere un centrocampista alle spalle di Pirlo, significa dotarsi di play di scorta e consentire allo juventino di delegare la costruzione quando è soffocato dal pressing. Nella Juve questa delega ce l’ha Bonucci. De Rossi ha più qualità di un difensore e cosa può offrire in quella posizione lo ha dimostrato al 6’ del primo tempo con l’Argentina: è uscito in dribbling dalla sua area, ha allungato e ha spalancato la porta a Osvaldo, pescato poi in fuorigioco. Assicura velocità nella transizione delle due fasi.
In Nazionale, al centro della difesa, De Rossi ha già fatto grandi prestazioni, soprattutto contro la Spagna Mondiale. Il Barcellona tirannico ha insegnato che il gioco va creato un centimetro oltre i guanti del portiere e lo ha fatto proprio arretrando centrocampisti nel cuore della difesa: Mascherano e Busquets.
CONTRO — L’entusiasmo con cui De Rossi si propone a Prandelli nel ruolo di difensore centrale, per effetto collaterale, provoca il malumore dei Bonucci, Ranocchia, Astori, specialisti del ruolo, che si vedono superati da un riadattato.
E’ vero che De Rossi fin dai tempi di Spalletti, usava rinculare in mezzo ai due difensori centrali quando salivano gli esterni (4-2-3-1), ma un conto è arretrare occasionalmente a protezione, un conto è aspettare stabilmente al centro della difesa avversari che ti puntano in corsa. Serve un know how da difensore puro e una sincronia di reparto che De Rossi non può possedere in modo naturale.
De Rossi non può allenare nella Roma il nuovo ruolo perché Garcia gli chiede altro. Franco Baresi è stato uno dei migliori liberi del mondo, ma quando Enzo Bearzot gli chiese di fare il mediano solo in Nazionale, l’esperimento fallì.
In Nazionale, come detto, De Rossi ha già fatto ottime partite, ma in un reparto a 3, cioè in spazi più larghi, che gli consentivano chiusure da centrocampista, o da vecchio libero, se volete. Negli spazi e nelle sincronie di una difesa a 4, deve imparare competenze più specifiche da difensore che ancora non possiede con sicurezza.
- Arretrare De Rossi significa anche perdere uno dei quattro centrocampisti “rotanti”, rinunciare cioè al meccanismo più caratterizzante della Nazionale di Prandelli e, in qualche modo, buttare a mare il lavoro di tre anni. Non è che le alternative in mediana siano di altissima qualità. Noi non abbiamo un Pogba da trapiantare subito, bello e pronto. La rinuncia a De Rossi centrocampista che, tra l’altro, è l’azzurro di Prandelli con più gol all’attivo (15) dietro a Gilardino (18), sarebbe doloroso.
RIFLESSIONI — Il dibattito è aperto. Prandelli rifletterà a lungo davanti alla bilancia dei pro o dei contro. Volete una sensazione? I “contro” pesano di più.
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