rassegna stampa

Io, Maicon “Dalla depressione al sogno Brasile”

(Gazzetta dello Sport – M.Cannone) Maicon stavolta parla un po’ di tutto, a cominciare da quando venne investito da un’auto quando era bambino,

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(Gazzetta dello Sport - M.Cannone)Maicon stavolta parla un po’ di tutto, a cominciare da quando venne investito da un’auto quando era bambino, per poi passare alla depressione del post-Mondiale 2010 ed brutti momenti al Manchester City, fino alla rinascita vissuta proprio alla Roma. Periodi bui, superati di slancio, che il terzino giallorosso ha raccontato a Thiago Asmar, inviato di Rete Globo, in un programma sportivo andato in onda ieri sulla tv brasiliana.

TRAGEDIA SFIORATA Il periodo più triste della famiglia di Maicon arrivò proprio prima della nascita del laterale brasiliano. I suoi genitori, Manoel Sisenando e Anísia, avevano infatti già perso un figlio di otto anni, Elton Luís, investito da un camion mentre era in bicicletta. Anche lo stesso Maicon, però, rischiò di morire quando aveva dieci anni in modo molto simile. «In quell’epoca eravamo un po’ lontani dal nostro padre. Lo vidi per la strada, andai di corsa a prendere le chiavi di casa e poi quando corsi verso di lui scivolai, precipitando sotto una macchina. In quel momento non mi resi conto esattamente di ciò che era successo. Rimasi lì sdraiato, mio padre mi prese in braccia, cominciò a piangere. In quel momento pensava di aver perso un altro figlio».

PREDESTINATO Dopo l’incidente, Maicon rimase circa un mese senza camminare. «Mio padre mi portava in braccio per tutta casa», ricorda il terzino. L’attuale romanista, però, recuperò da quel dramma e tornò a camminare. Poi la famiglia traslocò da Novo Hamburgo, stato di Rio Grande do Sul, a quello di Santa Catarina, in cui Maicon era allenato proprio dal padre, all’epoca tecnico delle giovanili del Criciúma. Del resto, papà Manoel, quando era difensore del Novo Hamburgo, aveva già in qualche modo segnato il destino del figlio, seppellendo il suo cordone ombelicale e quello del gemello (Marlon) a metà campo, pregando perché almeno uno dei due diventasse un grande calciatore. Era una richiesta di mamma Anísia, solo dopo il rito andò a registrare i figli appena nati.

DEPRESSIONE Nella stessa intervista, Maicon ha ricordato come il Grêmio lo avesse mandato via da ragazzo. Il motivo? Non aveva un fisico da calciatore. Poi, il Cruzeiro e lo sbarco in Europa, con Monaco e Inter («Cinque anni di vittorie in 6 stagioni»), prima di cadere in depressione per l’eliminazione del Brasile al Mondiale 2010, battuto ai quarti dall’Olanda. «Che tristezza vedere così tanti grandi giocatori piangere nello spogliatoio. Perdere in quel modo, dopo aver fatto il migliore primo tempo di tutto il Mondiale».

SALVEZZA ROMA  Dopo gli infortuni che lo hanno tormentato al Manchester City, ecco la proposta della Roma. «In tanti mi chiedevano: “Ma torni davvero in Italia?” Lì c’è la crisi, occhio”. E io rispondevo sempre: “Ma quale crisi! Voglio tornare in nazionale e giocare il Mondiale in Brasile”». Con l’infortunio di Daniel Alves, suo principale concorrente sulla fascia destra, Maicon ha avuto infatti una possibilità, rispondendo bene alla fiducia dimostratagli da Felipe Scolari. Con l’Honduras ha segnato persino un gol nell’amichevole vinta per 5-0 il 16. E ora sogna di alzare il trofeo in casa, a luglio: «La Seleção è tutto per me».