Il Manolas che va da Dzeko a sussurrargli «stai calmo Edin, per favore, stai calmo» – temendo un secondo giallo che avrebbe fatto saltare al bosniaco il prossimo Roma-Napoli – nasce un giorno di fine giugno, scrive Davide Stoppini su "La Gazzetta dello Sport". Il no allo Zenit, i programmi di Trigoria che cambiano, Ruediger che parte e lui che resta. Lui che tre settimane prima era finito testa a testa proprio con Dzeko, in un Grecia-Bosnia. Lui che con i compagni aveva un rapporto un po’ così. Lui che s’era praticamente convinto a chiudere la sua storia con la Roma.
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Il nuovo Manolas è nato a giugno. Ora frena Dzeko e cambia pelle
Era poco amato dai compagni, ma il no allo Zenit l’ha spinto a mutare atteggiamento. Il tecnico sta modificando il suo modo di giocare. E presto Monchi tratterà il rinnovo
Poi il no allo Zenit. Ed è la svolta. Il Manolas di oggi ha la stessa faccia, lo stesso cognome, ma tutto il resto è completamente diverso. Il fatto di aver scelto di restare alla Roma è stato il passaggio obbligato per un cambio di passo nella vita di gruppo: l’atteggiamento ora è propositivo. Il gesto di Milano nei confronti di Dzeko, ovvero la preoccupazione non solo sull’immediato ma pure sul futuro, è la spia di un giocatore ora concentrato e coinvolto nelle dinamiche di gruppo prima e di squadra poi. Di Francesco lo sta portando a diventare un difensore in grado di abbinare le sue grandi qualità nell’uno contro uno alla capacità di saper leggere le situazioni. Tre spunti, su tutti: scappare il meno possibile all’indietro, cercare con lo sguardo la linea tenuta da Fazio e sforzarsi di superare i propri limiti in impostazione. Questo chiede Di Francesco a Manolas. Questo è, probabilmente, anche il segreto di una Roma che ha mantenuto la porta involata in 5 gare stagionali su 8. Nelle prossime settimane entrerà nel vivo la trattativa per il rinnovo di contratto in scadenza nel 2019.
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